martedì 4 marzo 2014

dopo la pioggia

Settimana scorsa è stata una di quelle settimane che quando finiscono tiri un sospiro di sollievo e pensi "era ora".
Una di quelle settimane in cui non passa giorno senza che tu ribadisca "ho bisogno di ferie", amaramente consapevole del fatto che lavoro non hai, quindi ferie non fai.
Una di quelle settimane in cui piccole ma moleste sventure minano il placido quieto vivere della tua quotidianità scandita da rituali momenti e impreziosita di semplici gioie.

Tipo: ci si è intasato il water, con conseguente disagio durato solo due giorni, vivadio, e sguardo sospetto verso il piccolo malandrino di casa, che ogni tanto è stato colto in flagrante mentre buttava non si sa che giù per la tazza. Senza contare le volte in cui dalla tazza abbiamo salvato scarpette in ammollo, pupazzi di pezza umidi e giornali di carta straccia.

Poi ci si è svampato il disco del computer, con conseguente perdita di alcune foto, poche per fortuna, e sommo mio senso di colpa, visto che il disco mi era caduto la settimana scorsa, e anche se il marito cerca di rassicurarmi, "ma no, faceva strani rumori già da un po'" dice lui, io un po' colpevole mi sento.

Per finire venerdì ho lasciato la borsa nel carrello della spesa, con dentro telefono, portamonete e documenti e soldi. Me ne sono accorta appena messo il piede giù dalla macchina una volta arrivata a casa.
Riparto subito, con il piccolo che dorme nel seggiolino, di corsa che tra quindici minuti esce la grande da scuola e arrivo lì sperando di trovare la borsa ancora nel carrello.
E invece la borsa non c'è. Però mi viene incontro uno dei due ragazzi che aiutano con i carrelli. Mi guarda e mi fa "Hai dimenticato la borsa?, il mio amico l'ha appena portata su."
Sgancio il piccolo dal seggiolino senza troppo tatto, svegliandolo bruscamente, porello, e corro su, rientro al supermercato, il direttore mi consegna la borsa e mi fa "deve ringraziare quei due ragazzi che stanno giù".
Scendo, li ringrazio, torno a casa con addosso la ancora più netta sensazione di aver bisogno di prendermi una pausa, che ultimamente la sbadataggine mi si mangia, e con la ancora più ferma convinzione che storie come queste andrebbero raccontate, che da sempre il pregiudizio si vince a colpi di buoni esempi e brave persone.

La settimana si è poi congedata con un sabato di pioggia, tuoni e grandine, una miserrima festicciola di carnevale organizzata dal comitato di quartiere e funestata dal maltempo e da una sindrome premestruale soporifera e malinconica.

Domenica è iniziata la svolta.
Una mail. Due ragazze che mi invitano a unirmi al progetto che hanno messo in piedi.
Vado a vedere di che si tratta. Guardo, leggo, spulcio. Sembra proprio quel che fa al caso mio in questo momento, momento in cui la motivazione e l'entusiasmo si alternano a insicurezze e titubanze, momento in cui ho bisogno di credere nelle mie potenzialità, e di sentire che ci credono anche gli altri.
"Sì, grazie! Ci sto!"
E così mi sono unita a questo progetto, una grande vetrina di colorata creatività, un'opportunità in più di misurarsi, mettersi alla prova e anche in mostra.
Per vincere timidezze e sensi di inadeguatezza. Per imparare a dire "io so fare questo".
Per iniziare a prendere consapevolezza del fatto che in qualche modo, in qualche misura, in realtà sto già lavorando. O forse non ho mai smesso.
Si chiama Mum In Art, e da adesso ci sono anch'io.

Lunedì. Scrivo a mio cugino. Poche righe, botta a e risposta, nel giro di dieci minuti un piccolo viaggio fa capolino all'orizzonte. Roma, in primavera. Non vedo l'ora. Basta questo pensiero a tenermi allegra, a sprigionare energie e voglia di fare. 

Oggi. Cora è a casa, la scuola è chiusa. Non ho molta voglia di portarli in piazza in maschera a tirar coriandoli. Ci sono stati ieri con i nonni, oggi ce ne stiamo qui, che fuori tira vento, fa freddo e Zeno sta un po' malconcio.
Decoriamo il nostro calendario, che un altro mese è iniziato.
Marzo pazzerello. Ancora inverno e già un po' primavera. Un po' freddo e un po' caldo.
Oggi piove, domani c'è il sole.
E a volte c'è il sole e pure piove. E nel cielo splende l'arcobaleno.
Se volete dar vita anche voi alla vostra pagina marzolina vi serviranno:

Per l'arcobaleno:
cerchi di carta di grandezze e colori diversi...


...che ritaglierete a metà...


 ...e che andranno poi incollati l'uno sull'altro a cominciare dal più grande per arrivare al più piccolo.



Per le nuvolette e il sole:
Carta colorata, azzurra e gialla, su cui disegnerete delle nuvolette e un sole.
Cartoncino e stecchini da spiedini.


Ecco tornare a galla dal mare profondo dell'infanzia passata il ricordo del punteruolo.
Io ho avuto un piccolo brivido nel momento in cui la punta dello stecchino ha iniziato a forare la carta,lungo il segno del pennarello.
Con uno stecchino non è cosa facile però, e se ne ho guadagnato in incolumità Cora ci ha senz'altro rimesso in divertimento, perchè faceva troppa fatica e la maggior parte del tratteggio alla fine l'ho fatta io.

Zeno in compenso si è divertito un mondo, fregandosene bellamente del disegno e infilzando a piacimento il cartone. Come dargli torto?!?


Un po' di colla ed ecco fatto.



Mentre ci impiastricciavamo di colla una filastrocca mi danzava nella testa, in tutta la sua semplicità, con tutto quell'alone di saggezza e verità, che hanno i bambini.
E certi poeti.
E ho pensato chissà quante volte ancora saranno attuali certe rime.
Chissà se impareremo mai, una buona volta.

Dopo la pioggia

Dopo la pioggia viene il sereno, 
brilla in cielo l'arcobaleno:

é come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.

E' bello guardare a naso in sù
le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede-questo è il male-
soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta,
questa sì che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta le terra
fare la pace prima della guerra.

(Gianni Rodari)






7 commenti:

  1. Quanto ti capisco quando dici che anche se non lavori, avresti bisogno di ferie! Ho dato un'occhiata al sito Mum in art e mi sembra proprio carino. Sarà difficile trovare tempo anche per quello però una novità spesso può dare una bella carica!

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    1. già, non lavorando perfino il fine settimana a volte rischia di non sembrare tale, manca quella dimensione del giorno diverso dal solito, che ti permette di staccare la spina e ricaricare le batterie.
      Mum in art non dovrebbe comportare carichi di lavoro aggiuntivi per me, io ho solo dovuto scrivere il mio profilo e inviare qualcuna delle mie creazioni, poi le due ragazze che l'hanno aperto e che lo seguono si occupano di pubblicarlo, sante ragazze!
      poi vedremo, chissà che non porti comunque cose nuove,proprio di quelle che danno la carica come dici tu!

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  2. Ci sono delle settimane che nascono e finiscono così, storte per delle sciocchezze, poi passano ma li per li un po' di scombussolamento lo portano. Vado a vedere del progetto, :-))))

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    1. sì, e per fortuna ci bastano anche delle sciocchezze, delle piccole cose gioiose per raddrizzarci!

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  3. A volte basta poco per farci rinascere...eh, noi donne siamo così, semplicemente complicate! In bocca al lupo per questo nuovo progetto!

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    1. già, è che a volte 'ste piccole noie, quando arrivano una dietro l'altra si amplificano e sembrano insormaontabili.
      poi per fortuna, torna il sereno!
      ...e crepi, grazie!

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  4. Ti adoro, ad ogni post un pochino di più <3

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