lunedì 29 gennaio 2018

con gli occhi di un bambino: di barbari, re e draghi


Tra i libri illustrati che leggo ai miei figli quelli che più amo sono quelli in grado di parlare molto anche a noi grandi.
Anzi spesso alcuni trovo abbiano da dire di più ai lettori adulti, che ai piccoli ascoltatori.
Il mese scorso ho portato a casa dalla biblioteca un paio di libri che rientrano proprio in questa, per me indispensabile, categoria.
Uno non lo conoscevo, e l'ho scoperto solo lì, tra gli scaffali della biblioteca.
Il titolo è "Re Valdo e il drago", la casa editrice "Il Castoro", le illustrazioni di Helen Oxenbury, la stessa di "A caccia dell'orso".


Anche qui la storia è semplicissima, la narrazione scritta molto essenziale, i disegni dal tratto realistico e delicatissimo allo stesso tempo. Un equilibrio davvero non facile da trovare, ma che che calza benissimo addosso a questa storia a cavallo tra il naif e la fantasia e tutto il brivido di una spaventosa avventura, da affrontare con coraggio.


Protagonisti tre bimbi, Valdo, Teo e Berto, alle prese con un pomeriggio di gioco, esplorazione ed avventura. Come nella più genuina delle giornate di un'infanzia felice servono poche cose per divertirsi e inventare mondi in cui entrare.
Vecchie lenzuola, qualche bastone, scatoloni di cartone, mattoni rotti, spade di legno, corone di carta e un intero regno con tanto di castello e trono prende vita per Re Valdo e i suoi cavalieri.
Ci sono mostri e draghi da combattere e sconfiggere, senza paura, mentre le ore del pomeriggio scorrono via veloci.





Ma "pericoli" ben peggiori e più terrificanti dovranno affrontare questi tre piccoletti prima che venga sera.
L'arrivo di giganti che uno alla volta vengono a portarsi via Teo e Berto, fidi e prodi cavalieri di Re Valdo, che si trova presto solo nel suo regno, non più così impavido come si credeva di fronte a draghi e bestie mostruose.


E così il suo castello diventa ora il suo fortino, in cui nascondersi, torcia in mano, cercando di farsi coraggio. Ma quando non un drago, non uno mostro, non un gigante ma una terribile cosa a quattro piedi si avvicina anche gli ultimi sprazzi di coraggio vacillano.
Re Valdo viene catturato da questa spaventosa cosa...preso in braccio, e portato a casa per un bagnetto come si deve, e una lunga notte di nanne serene nel suo lettino, con mamma e papà lì vicino.
Che, sia chiaro, Valdo sapeva benissimo che erano loro...e non un terribile drago quella cosa con quattro piedi arrivata a prenderlo.




Se il libro di cui vi ho parlato qui sopra mantiene comunque un alone molto naif, pregno comunque di dolcezza ed è assolutamente alla portata di tutti i bimbi, il secondo sarà in grado di parlare molto di pi ad uno sguardo adulto, che a quello dei bimbi, che comunque , vi assicuro, resteranno stupiti e affascinati da questa lettura di sole immagini.
Il titolo è "Il Barbaro", l'autore Renato Moriconi e la casa editrice Gallucci (che adoro).
Il libro è un silent book, tipologia di libri che adoro, sia per me che per attività di lettura ad alta voce con i bambini.

Il formato è insolito: lungo e stretto.
Parole, essendo un silent book, non ve sono.
Le illustrazioni sono ad acquerello.
I soggetti prendono il loro spazio all'interno di ampie pagine bianche.
Vi è una completa assenza di punti di riferimento.
Il protagonista, questo barbaro a cavallo, attraversa le pagine sfidando avversità e pericoli.
Salta dirupi, schiva frecce, scappa da ogni possibile ed immaginabile creatura mostruosa e mitologica. Si salva sempre.
Il suo sguardo fiero, impavido non sembra essere scalfito da nessun brivido di paura.
Gli occhi sempre chiusi, i capelli che si muovono al vento della sua audace galoppata.






Fino a che...si ferma.
Apre gli occhi. Anzi, li spalanca, attoniti. I capelli ricadono sulle spalle, fermi anche loro.
E mi fermo qui anch'io per non rovinare il sorpreso stupore che coglie il lettore alla fine di questo libro.
Vi dico solo che anche qui, proprio alla fine compare un gigante.


Vi lascio un paio di link a post di altri blog in cui si parla di questo libro.
Uno è di Libri e marmellata, l'altro di Milkbook.

mercoledì 17 gennaio 2018

viaggiare con bambini: le jardin des plantes di Nantes

Sarà l'esterofila che è in me, e fuori dal suolo natìo tutto mi sembra più bello.
Sarà che in viaggio sto sempre bene, e tutto mi sembra più bello.
Sarà il fascino dei posti nuovi e mai visti prima, che mi fa sembrare tutto più bello. 
Però davvero certi parchi fuori dall'Italia mi sembrano avere una marcia in più.

L'ultimo in cui sono stata mi ha letteralmente stregata e incantata.
Si chiama Jardin des Plantes, si trova a Nantes e ora vi racconto un po' dei suoi viali, delle sue siepi, delle sue panchine e dei suoi abitanti. 
Avevo letto di questo parco qualche giorno prima di partire alla volta del nord della Francia.
Dicevano "se passate per Nantes dovete andarci", soprattutto se avete bambini.
Continuando a leggere ho capito che noi con i nostri bambini non potevamo assolutamente perdercelo.
Un giardino botanico in centro città, con un qualcosa in più.
Qualcosa di straordinariamente magico, poetico e surreale che risponde al nome di Claude Ponti.
Voi lo conoscete Claude Ponti?
Se avete dei bambini, o se ci lavorate assieme, o siete appassionati di libri illustrati per l'infanzia, se frequentate biblioteche  e librerie probabilmante sapete di chi si sta parlando.
Se non lo conoscete a questo link sul sito di Babalibri, che pubblica le sue opere qui in Italia, potete trovare una sua tanto sintetica quanto esauriente presentazione.
Io vi dirò solo che è uno tra i nostri autori preferiti, capace di farci sorridere, pensare, commuovere come pochi altri.
(Apro parentesi per lasciarvi il link di un vecchio post che avevo scritto qui nel blog anni fa. Uno dei miei post più cari di sempre, per uno dei libri più amati di sempre. Chiudo parentesi).

Ma torniamo al giardino botanico di Nantes e a cosa lega questo posto a questo straordinario artista.
Il giardino è un giardino botanico come tanti, con le sue piante da tutti gli angoli del mondo, collezioni speciali di tal e talaltra varietà di fiori, i suoi alberi dai molti anni, le sue serre e laghetti, fontane e sentieri.
E in mezzo a tanta natura Claude Ponti è stato chiamato ad aggiungere bellezza, e quel tocco di sognante poesia che è il suo tratto inconfondibile.
Siepi degne di Edward mani di forbice danno vita a personaggi sonnacchiosi, stesi sul prato a dormire e sognare chissà quale avventura.
Lui si chiama "Dormanron", intraducibile gioco di parole francese tra dormiglione e marrone.
"si può fotografare, non è commestibile, dargli da mangiare è inutile" dice Claude Ponti alla fin della sua scheda in cui viene speigato di che piante è atto questo pigro di Dormanron.



Lungo tutto il parco ci sono panchine sbilenche e buffe, grandi, giganti e minuscole.
Alcune, tutte un saliscendi, hanno a loro volta un nome che nasce da un gioco di parole intraducibile dal francese: Togobans.
"Le tobogan" è lo scivolo e "bancs" le panchine.
Quando l'ho capito l'ho trovato geniale.


Ad una delle entrate del parco verrete accolti da questa combriccola di vasi dalle capigliature folte e da una fila di campanelle di coccio. 
Il contrasto tra questi elementi buffi e fantastici e l'eleganza tutta francese delle facciate dei palazzi del viale fuori dal parco sono secondo la cifra stilistica di tutto questo giardino. 
Che sa fondere elementi naturali e arte, aspetti scientifici e tratti poetici, storia e ironia con una classe che raramente ho trovato. 
Ma in questo trovo che i francesi siano sempre maestri. 





Disseminati lungo i sentieri del parco immensi animali totem di legno di recupero e piante, con cui poter interagire entrando dentro e scrutando il mondo lì fuori direttamente dalla pancia della volpe.
Giocare a rincorrersi attorno alle spire colorate di un  lunghissimo serpente che sembra strisciare sotto gli alberi.








E proprio nei pressi del serpente inizia la zona delle serre.
E anche qui è un tripudio di equilibrio tra vecchio e nuovo, tra classico e moderno, tra tradizione  e innovazione. Alcune vetrate sono dipinte di bianco, con soggetti e disegni che aggiungono tratti di giocoso vedo e non vedo attraverso i vetri che custodiscono piante dietro una cortina di condensa magica.
Altre richiamano a quei tratti da viaggi fantastici alla Jules Verne, con cui la città ha un legame speciale: una casa di ferro e vetro, a metà tra il nautilus riemerso dalla terra e un ufo atterrato tra le felci , proteggono dal freddo piante grasse e cactus.
Ad aggiungere note di poesia tra gli orti, delle piccole lavagne d'ardesia citano poesie, proverbi e detti legati alle stagioni e alla terra, ricordo di tempi contadini e saggi.


















A completare la bellezza di questo giardino botanico la zona dei giochi, che ovviamente non si limita a scivoli ed altalene. 
Come nei migliori parchi che si rispettino ci sono sabbionaie e carrucole e setacci e un intero sistema per giocare con terra, sabbia e acqua. 
Direi che di marce in più questo parco ne ha ben più di una. 
Direi che se vi capita di passare per Nantes, dovete proprio andarci 😉😊







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