giovedì 17 maggio 2018

nel mio zainetto c'è (ovvero intrattenimenti on the road per piccoli viaggiatori)


Tra meno di un mese partiamo.
Ci aspetta un nuovo viaggio, a lungo aspettato e più volte rimandato.
Un viaggio in macchina che ci porterà di nuovo a sud, in fondo allo stivale, in quella piccola parte d'Italia tra la punta e il tacco che tanto avrà da raccontarci e di che stupirci, lo so già.
Un nuovo viaggio alla scoperta di un altro frammento di questo bel paese, che esploriamo ogni anno un po' di più, andando per borghi, città, paesi, castelli, laghi, pianure, spiagge e montagne.

Tra meno di un mese partiamo.
Gli alloggi sono stati prenotati, le tappe per spezzare il viaggio decise, gli itinerari di massima tracciati, ora non ci resta che lasciarci andare a quella fase più rilassata di sogni ad occhi aperti, in cui fantasticare sulle cose che vedremo, pronti a lasciarci stupire da tutte quelle che ci sorprenderanno lungo il viaggio.
Poi passeremo alla fase valigie: questa volta tutto sommato facili, visto il periodo, ma dovranno essere ben assortite e variegate, vista la varietà di posti e paesaggi che andremo a scoprire.
Così come ben assortito e variegato sarà il bagaglio di intrattenimenti e stratagemmi per far passare al meglio le tante ore di macchina ai bimbi, e gli inevitabili momenti di attesa e tempi morti che potranno capitare.

Ormai sono diventati abbastanza grandi da preparselo da soli, lo zainetto da viaggio: ci chiedono dove andremo, quanto staremo e iniziano a riempirlo di libri-colori-giochi.
A volte va un po' scremato da parte nostra perchè per loro tendenzialmente "melius abundare quam deficere", ma invece per noi, e anche per il bagagliaio della macchina o per il controllo pesi al check in dell'aeroporto è sempre meglio "less is more".
Però sono bravi, e ormai devo dire la verità, serve davvero poco per viaggiare con loro.

Sono passati ormai anni, quasi otto, dal nostro primo viaggio bimbo-muniti e l'elenco dei nostri "mai più senza" da viaggio è cambiato di parecchio in questi anni.
Potrei dividerli in tre liste diverse gli essenziali da viaggio che ci hanno accompagnati in macchia, aerei, teni e traghetti in questi anni.
(ne avevo già scritta una, molto sintetica, qualche anno fa qui sul blog. L'ho riletta ed è ancora validissima. vi lascio il link qui.)

La prima lista è quella "viaggiare col bebè".
Va dai primi giorni di vita ai 2 anni circa di età.

Era una lista in cui non mancavano ovviamente pannolini e salviette usa e getta, anche per una come me che usava pannolini lavabili e pezzetti di spugna, perché in viaggio si sovvertono abitudini e ritmi, a cominciare dalle cose più quotidiane.
E soprattutto la praticità non è mai troppa in viaggio, e in suo nome ho sacrificato un po' di ecologia.
Al secondo posto il marsupio, che ha fatto parte della lista essenziali anche nella fascia 2-5 anni, aiutandoci a portare a spasso per Roma, Scozia e Londra i nostri piccoli viaggiatori. 

Per l'intrattenimento dei bimbi invece la lista degli essenziali era davvero molto stringata quand'erano più piccoli. 
I viaggi in macchina, anche quelli lunghi lunghi, erano più semplici e li sopportavano di gran lunga meglio, per un semplice e banalissimo motivo. Dormivano
Fortunatamente dormivano per la gran parte del tempo, e noi riuscivamo a coprire distanze che più in là nel tempo è stato assai più arduo fare in un'unica tappa. 

Comunque nello zainetto non mancavano mai:
qualche piccolo gioco, di gomma e plastica soprattutto, così da poterli lavare e asciugare in tempi brevissimi, visto che finivano un po' ovunque, dalle sabbie salentine ai sampietrini romani. Pupazzetti, bamboline, animali e macchinine sono sempre andati per la maggiore. Piccoli e leggeri, hanno fatto compagnia ai miei piccoli viaggiatori fin dalla più tenera età.
libretti, di quelli cartonati e robusti da lasciare in mano a loro, e a qualche piccolo libro da leggere noi a loro, soprattutto la sera prima della nanna, perché certe abitudini invece non siamo mai riusciti a lasciarle a casa, e quella del libro della buona notte è tra le più irrinunciabili.
carta e colori. E come colori rigorosamente pastelli a cera, e mai, mai, mai pennarelli per evitare di macchiare sedili di auto a noleggio, divani di appartamenti in affitto e tovaglie di ristoranti. Divertimento sì, rogne no.

Dai 2 ai 5 anni le cose si sono complicate un po' e lo zainetto ha iniziato a contenere via via sempre più cose. 
I tragitti in auto sono diventati più ostici, i pisolini duravano sempre meno e dopo un po', dove per un po' intendo ottimisticamente mezz'ora, la loro pazienza, costretti in uno spazio limitato come quello dell'abitacolo della macchina, finiva lasciando il posto a moleste lamentele e fastidiosi bisticci che rendevano l'on the road qualcosa di assai meno poetico e suggestivo. 

Nello zainetto sono così entrati:
giochini più complessi ed articolati come piccole costruzioni e puzzle autoprodotti da me in gomma crepla, la stessa che avevo usato per realizzare questi giochi da bagno. I vantaggi di questo materiale sono molteplici: è leggero, flessibile e morbido, lavabile e si asciuga in un attimo. 
• a carta e colori si sono aggiunti piccoli libri di attività, con disegni da colorare e giochini da risolvere, assieme a valanghe di stickers (per questo tipo di libri Usborne rimane la mia casa editrice preferita in assoluto)
•oltre ai libri per la buonanotte e per tutti i momenti di calma e raccoglimento abbiamo iniziato a mettere nello zainetto libri che accompagnassero letteralmente alla scoperta del posto in cui stavamo viaggiando. 
Libri da sfogliare prima della partenza per prepararli al viaggio, e da portare con noi per coinvolgerli durante itinerari e passeggiate alle scoperta di città e paesaggi. 



Altro fondamentale da viaggio e in cima alla classifica dei "mai più senza" sono le mappe mute, soprattutto in caso di viaggi a tappe. 
Le stampiamo prima di partire, tracciamo l'itinerario che faremo, mettendo i punti lì dove sono previste le tappe dove dormiremo. 
Le osserviamo con i bimbi, raccontiamo loro i nomi dei posti, quante notti ci fermeremo dove, i mezzi che prenderemo. 
Durante il viaggio nei momenti di attesa o la sera loro disegnano le cose viste e che più li hanno colpiti, dando così vita a delle personalissime mappe. 
Oltre a diventare poi un ricordo unico e inimitabile del viaggio, li aiuta anche a comprendere tempi e distanze e ad avere maggiore consapevolezza degli spostamenti, cosa utile soprattutto quando cambiamo casa ogni due tre giorni come è stato per la Scozia e il Portogallo. 

Da quando si sono fatti più grandini nello zainetto non manca mai il loro personale diario di viaggio dove disegnano le cose che hanno visto, si cimentano in prime divertite copie del vero davanti a paesaggi nuovi, e scrivono le loro avventure, le cose che più hanno colpito la loro attenzione e che non vogliono scordare.
Altro vantaggio del diario di bordo: in caso di viaggio durante il periodo scolastico diventa valido sostituto ai compiti per casa. 
Le maestre lo leggono sempre con piacere quando poi si ritorna a scuola, e i giorni di assenza non sembrano poi un grande problema.

Ultimo indispensabile da viaggio a cui non rinunciamo da qualche anno: una scatola di acquerelli e qualche pennello con il serbatoio per l'acqua sono diventati i nostri colori preferiti da portare in viaggio, assieme ai colori a cera e alle matite acquarellabili, diventando presto inseparabili compagni di viaggio, assieme a dinosauri, mini pony e super eroi. 

Un giorno sfoglieremo assieme le pagine di questi diari e viaggeremo assieme anche nel tempo, a spasso tra i nostri migliori ricordi. 




venerdì 4 maggio 2018

trenta dì: aprile

© Shaula Segato-shaulalalala

Aprile è finito in una baleno. 
Finito veloce come le uova di cioccolato.
Iniziato in una domenica di festa, tra le mura di casa e le braccia della famiglia ha avuto fin da subito il sapore delle cose buone, da assaporare e gustare in compagnia. 
Proprio come le uova di cioccolato.

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

Aprile sono le prime giornate lunghe, gli alberi in fiore, l'aria finalmente tiepida. 
Inizia quello che chiamo il letargo delle mie mani e il risveglio dei miei piedi. 
Rallenta la mia creatività, ripongo aghi e fili per interi giorni e settimane, sposto l'attenzione oltre le finestre di casa e i confini di questi giorni. 
Aprile è voglia di partire. 
Più del solito. 
Voglia di andare lì fuori, da qualche parte nel mondo, io e loro. 
Trovarsi a fissare il mappamondo con sguardo sognante, immaginare vite altre, spiccare voli fantastici e passare il tempo a inventare progetti.

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

Aprile è uno dei miei mesi preferiti per viaggiare. 
Ma spesso Aprile è l'arte di restare, di godere del quotidiano, del qui e ora, per nulla ordinario, che ci circonda a brevissima distanza da casa. 
Gitarelle fuori porta, antidoti infallibile alla mia irrequieta ed insaziabile voglia di andare. 
Quel prurito ai piedi e quella fame di mondo che in primavera sembra farsi ancor più insistente.

Ho la fortuna di vivere in una regione estremamente varia. 
Ad un'ora di macchina da casa ho centri storici bellissimi, colline morbide e montagne alte (e che montagne aggiungerei), spiagge e campagne, laguna e piccoli borghi, laghi e castelli e fiumi. 
E Venezia. 
Da fare e vedere non ne manca di certo. 
Questa regione dove abito, e dove a volte fatico a riconoscermi, mi offre ogni giorno la possibilità di viaggiare restando ferma, o spostandomi davvero di poco.

Così per ogni fine-settimana di questo aprile abbiamo trovato una meta diversa, alcune vecchie fidate conoscenze ed altre che finalmente ho spuntato dalla mappa dei desideri.
Province diverse, paesaggi vari, un elemento comune sempre: l'acqua.

Abbiamo cominciato con un pic-nic sulle sponde del fiume Sile, venti minuti netti di macchina da casa.
Una coperta sul prato, panini con salmone, carote da sgranocchiare per pranzo.
Acquerelli e pennelli, qualche pagina di libro, per dopo pranzo. 
Lungo la passeggiata relitti di barche, mangiati dall'acqua e dal tempo, diventati tutt'uno con la terra e le piante, abitate da cigni e anatre e gabbiani e tartarughe. 
Un percorso di passarelle di legno, in un angolo di marca trevigiana dai contorni un po' surreali, a metà tra natura placida e archeologia industriale, ritratto sintetico ma efficace di questa terra. 

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

I bambini ovviamente sono rimasti affascinati e colpiti da questo paesaggio, (cimitero dei Burci è il suo nome e si trova a Casier, in provincia di Treviso)  su cui hanno iniziato a fantasticare di avventure di marinai e creature degli abissi.
La ressa da lunedì di Pasquetta ha probabilmente guastato un po' la calma del posto, ma credo fosse così un po' ovunque quel giorno.

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

Il fine settimana successivo è stata la volta di una passeggiata in laguna, un pezzo di barena che a me ricorda tanto la Camargue ( o meglio: la Camargue mi ha ricordato tanto questo nostro pezzo di barena). 
Partiti dopo pranzo da casa, un'ora di macchina ed eravamo a destinazione: Lio Piccolo, minuscolo, ma davvero minuscolo borgo tra le spiagge del Cavallino e TrePorti, da dove si salpa con il traghetto verso Venezia e le isole. 
Il tempo di parcheggiare la macchina, rendermi conto che non avevo inserito la schedina della memoria nella reflex e siamo partiti, sotto i raggi tiepidi del sole delle 5 del pomeriggio. 
Un paio 'ore di passeggiata, lenta lenta, con mille tappe qui e là.
Una piazza, di sabbia e pietre.
Una chiesa e due palazzi, vuoti. 
Qualche casa. 
I contadini, i campi di cardi, i trattori.
Fenicotteri, tanti quanti non ne ho mai visti così da vicino, e moscerini.
Lungo il sentiero chele e gusci di granchio, ossi di seppia, qualche conchiglia: i resti dei pranzi, pescati in volo dai gabbiani.
Tutt'attorno la laguna, la barena, le barche, i canali, le bricole..
Angoli di infinita e sobria ed autentica bellezza, di quella che a me resta dentro a lungo. 

© Shaula Segato-shaulalalala

E poi ancora Venezia, la settimana dopo.
Un traghetto fino alla Giudecca, una bellissima mostra di fotografia alla casa dei 3 oci, per fare
 il pieno di ispirazioni e bellezza, quella vera ed autentica per davvero. 
Quella infinita, che supera confini e terre e decenni e secoli. 
Che arriva ai miei occhi e parla l'unica lingua che a volte vorrei sentire. 
Una mostra bellissima, e spesso commovente per me, sull'opera di Fulvio Roiter e le sue fotografie, con tutto il loro potere evocativo e narrativo, di celebrazione dell'attimo, del dettaglio, del tempo, della natura, del viaggio, del "reale nobilitato". Una mostra bellissima all'interno di una casa magnifica, affacciata sul canale della Giudecca, immersa nella sua luce e nella sua infinita bellezza, che racconta con garbo d'altri tempi la sua storia ai suoi ospiti. 


© Shaula Segato-shaulalalala

E dopo la mostra il lento ritorno verso casa.
Il traghetto che ci riporta dall'altra parte del canale della Giudecca, lasciandoci in una piazza San Marco gremita come sempre da cui ci defiliamo via veloci, come sempre.
E poi via a piedi, tutta la strada a ritroso, fermandoci qui e là, per una polpetta e un bicchiere e un sorso di bellezza, uno ancora, prima di salire in treno, con la nostra tradizionale cena etnica d'asporto presa da Orient Expreience.
Cicchetti e ombra invece questa volta sono stati presi in un bacaro sul ponte ai Santi Giovanni e Paolo per la polpetta e il bianco, guardando l'ingresso di quell'ospedale in cui ho fatto una delle prime ecografie quando aspettavo la mia prima bimba...ovvero come perdersi in un bicchiere di nostalgia.

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

© Shaula Segato-shaulalalala

Come ogni volta che vengo a Venezia poi mi assale sempre quella sensazione di malinconia e mista  stupore e condita di gratitudine.
Penso sempre che vorrei vederti una volta sola, una volta almeno, con gli occhi di chi non l'ha mai vista prima.
Quando ci avviciniamo alla stazione, in quelle ultime decine di metri di ponte steso sull'acqua, e inizia a comparire all'orizzonte, spero sempre di avere vicino a me, sul sedile a fianco, qualcuno che sta arrivando qui per la prima volta.
Allora il mio sguardo si posa sui suoi occhi, su quel collo teso per spingersi un po' più in là del finestrino, su quelle gambe che stentano a restare ancora sedute, pronte a perdersi tra le sue calli. 
Li riconosco subito, quelli che la vedono per la prima volta. 
È stupore, e meraviglia, e incanto. •
E io sono sempre infinitamente grata di vivere così vicino a Venezia.
Così vicino che in venti minuti mi trovo catapultata e immersa nella sua infinita bellezza. 
Per tutte le volte in cui sento forte dentro di me il bisogno di partire, e la fame di mondo, e la voglia di gente, e la necessità di silenzio, e la sete di lentezza, e l'urgenza di meraviglia.
Infinitamente grata che tu sia parte del mio inquadradibile quotidiano. 

Le ultime foto di questo post le ho scattate nella libreria Acqua Alta, uno di quei posti in cui non ero ancora stata e così come per Lio piccolo, l'ho spuntato dalla mia lista.
E' un posto magico e surreale come questa città. 
Come questa città ha bisogno di educazione, discrezione, silenzio e rispetto. 
E ha bisogno di essere sostenuto e tenuto in vita, e non solo sfruttato per ritrovarsi poi a far da sfondo a mille foto di gente di passaggio. 
Quindi se ci andate almeno  un libro, un piccolo libro, una vecchia edizione, qualche volume dalle pagine ingiallite, una stampa incartapecorita compratele e portatele a casa con voi. 
Io uno l'ho comprato e ho trovato che ci stesse proprio bene con l'umore di questo  io aprile da piccola girovaga.

© Shaula Segato-shaulalalala

L'ultima gitarella fuori porta del mese invece ci ha portati sulle rive del lago di Garda, per una due giorni di relax, svago e divertimento: terme e Gardaland, una delle nostre mini vacanze del cuore da sempre, fin da quando eravamo solo io e lui senza bambini. 
Una formula super collaudata che non delude mai. 
Di solito ci aggiungiamo anche due passi per Borghetto sul Mincio e un piatto di tortelli fatti a mano, o un giro a Lazise o Sirmione, bellissime anche loro. 

Questo lunghissimo post sulle bellezze si chiude qui, intenso e ricco come il mese di cui racconta.
Maggio è iniziato da qualche giorno e sarà all'insegna della calma e dei preparativi per il prossimo viaggio, pronto per essere spuntato dalla mappa dei miei desideri.
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