venerdì 8 giugno 2018

trenta dì: maggio


Siediti. 
Accendi la musica. Ascolta la pioggia, ascolta il vento. 
Sfoglia le foto, scorri i ricordi, senti le parole. 
Scrivi. 

Gli istanti dei giorni passati. 
Gli attimi fuggenti, le ore pigre, i minuti raccolti.
Gli scorci quotidiani, le gite fuori porta, i viaggi futuri. 

Il mese finito. 
Le piante spontanee sulla fioriera, 
i sassi sul davanzale. 
Le loro mani.
Non ti stancherai mai di fotografarle, lo sai. 

Le quattro mura di questa casa. 
Le sue tante finestre. 
La luce che entra a fiumi. 
La bellezza ordinaria, ad asciugare sullo stendino.
I vestiti bianchi, per il matrimonio. 
Le parole ricamate per gli sposi, i piedi scalzi.
La gioia, bambina.

Le acacie in fiore, e nemmeno quest'anno le hai mangiate, 
fritte come le faceva la nonna, quand'eri bambina.
L'orchidea bianca, per i tuoi 38 anni. 

La gita sul fiume, i canti dei pirati, l'asilo che finisce. 
Quella porta da cui sei entrata per cinque anni. 
Ogni singolo giorno, per cinque anni. 
L'ultima volta che uscirai di là, portando fuori il più piccolo de tuoi figli, 
che piccolo non è più, piangerai, lo sai.

Cinque anni. 
E' una fetta di tempo che non dimenticherai. 
Quante cose succedono in cinque anni.
Si chiama anche lustro. 
Ti piace pensare che si chiami così 
perchè alla fine sarete splendenti e luminosi. 

Le giornate lunghe, sempre più lunghe di questo maggio, 
di ogni maggio. 
La sera che tarda ad arrivare, sempre di più.
Le piante spontanee, che continuano a crescere, 
sulla fioriera di Seraphine la Terrasse. 
Le prime conchiglie dell'anno vanno a fare compagnia ai sassi sul davanzale. 

Oggi finisce la scuola. 
Si chiude un cerchio, abbracciandone un altro, in una lunga 
catena di perle grezze e luminose, come i giorni che passano.
Il più prezioso dei gioielli che tu possa indossare.

"Now I'm sure that I want only you
but I still don't know if my eyes are green or blue
Now I'm sure that i want you to stay
but I still don't know if my eyes are green or grey

May is the time when the flowers bloom
and strawberries are so good
May is the time when there's so much light
and everything seems to be right..
so we sing
oh oh oh

Can you see? Tonight there is something new
but I still don't know if my eyes are green or blue
Can you hear? There is something in the air
but I still don't know if my eyes are green or grey

May is the time when all the clouds are gone
and every colour lights up
May is the time when we no longer fight
and everything will be fine..
so we sing 
oh oh oh"

(una delle mie canzoni preferite,di uno dei miei gruppi preferiti. 
D'altronde si chiamano the shalalalas, come non amarli?)



lunedì 4 giugno 2018

(viaggi a colori): Trentemoult

Nantes è uno dei posti che non avevo sulla lista dei desideri.
Sapevo dell'esistenza di questa città, certo. 
Così come l'ho sempre considerata Bretone anche se bretone, tecnicamente, non lo è più da tempo.  
Sarà per quella canzone che mi cantava la mia amica bretone, vent'anni fa ormai, e che mai sono riuscita cantare bene (ascoltatela qui e provateci. mica facile, no?).
E poi c'era quell'altro nostro amico, con cui abbiamo vissuto per un po' in cohousing, che veniva da Nantes. 

Ecco, quel che sapevo di Nantes era tutto qui. 
Ricordi legati ad amicizie venute da lontano, nel tempo e nello spazio. 
Non mi era mai venuto in mente di andare a Nantes. 
Poi invece, complice un volo in offerta per passare il capodanno a Rennes, ecco che Nantes è diventata meta di una mini tappa di 48 ore scarse

E così a novembre comincio a spulciare siti, trovare info e spunti e consigli su cosa vedere e dove andare. 
Mi si è aperto un  piccolo mondo a cavallo tra storia e tradizione e innovazione modernità. 
Una piccola grande città, che una volta lì si è rivelata essere vivibilissima e vivace. 
Ho scoperto che tra le sue mura sono custodite piccole perle di fantasia e immaginazione, di gioco e poesia: il giardino botanico disegnato assieme a Claude Ponti, uno dei miei autori per l'infanzia preferiti (e di cui ho parlato qui) e tutta l'area delle Machines de l'Ile, progetto esemplare di riqualifica che sposa l'arte, il gioco, la scoperta, (e di cui vorrei parlare presto qui).
Ma soprattutto, chicca delle chicche, perla delle perle, ho saputo che anche Nantes ha il suo borgo di casette colorate. E io, che per le casette colorate ho una passione e devozione viscerale, ho a dir poco esultato di gioia alla notizia e messo subito il piccolo borgo di pescatori al di là della Loira nella lista di cose da fare a Nantes. 

Il piccolo borgo si chiama Trentemoult, si trova sull'altra sponda della Loira, a pochi minuti di navigazione in battello lungo il fiume.
Ci si imbarca alla Gare Maritime, i battelli sono frequenti (ogni venti o dieci minuti a seconda della stagione) e in soli dieci minuti di navigazione vi traghettano sull'altra sponda, e il biglietto costa quanto una corsa in autobus o tram.
(Qui trovate le info utili nel dettaglio.)
Mentre il battello scorre sulle acque della Loira lungo le rive vedrete il lato più industriale e moderno di questa città, anche qui in un equilibrio tra vecchio e nuovo molto armonioso.




La mattina in cui ci siamo andati noi, uno dei primi giorni di questo 2018, il tempo non era bello affatto. 
Pioggia, vento, cielo grigio. Pioggia gelida, a dirla tutta. Il cielo plumbeo, a dirla tutta. 
Così il contrasto delle sue case colorate che si vedono già sulla riva dal battello è stato ancora più netto.
Trentemoult ci ha accolto così, con i rami spazzati dal vento, e la fatica per tenere l'ombrello aperto, e la reflex che si appannava.
Però.
Però ho pensato a quanto fortunata fossi stata quel giorno di maggio, quando in un appartamento a Porto ho saputo di quell'offerta, di quel volo al 50% che ci avrebbe portati fin qui, senza nemmeno saperlo.
Quale felice caso aveva messo sulla nostra strada questo piccolo vecchio borgo di pescatori sulle rive del fiume. 
Casette colorate, cortili e gatti, verande piene di vita e quel tocco tipicamente francese, a metà strada tra la chincaglieria e il bohemien, che dopo due ore di passeggiata lenta e placida, nonostante la pioggia, è diventato il "vale il viaggio" di quei due giorni a Nantes.



LU, sta per Lefèvre Utile, nome del fondatore di una fabbrica di biscotti francesi, tra i simboli di Nantes. 
Petit Beurre i loro biscotti più famosi. I biscotti secchi per antonomasia.
Questa è la prima facciata che dà il benvenuto a chi sbarca qui. Un'ottima accoglienza, non trovate?

Ci addentriamo poi per le stradine, strette e intrecciate l'una con l'altra che si aprono a volte su cortili e piccole piazzette, altre che finiscono in vicoli ciechi, invasi di colore. 
Tra la corsa in battello e i muri colorati e le barchette dei pescatori, non posso proprio fare a meno di pensare a Burano, e di lasciarmi incantare. 

Le feste non sono ancora finite, e il segno del Natale appena passato fa capolino dietro le porte di queste case, eccentriche e creative, come solo un certo spirito francese sa avere.
Ma qui c'è qualcosa di più. 
Qui c'è anche lo zampino di quella tradizione celtica, c'è l'impronta di elfi, e fate, di korrigans e druidi, perchè la Bretagna qui la senti, sempre e comunque. 



Alcune case mi incantano più di altre.
In alcune entrerei, per non uscirci più, se non per andare in centro al villaggio a comprare il pane, o a mangiare un po' di frites moules sul molo.
Questa bianca e azzurra nelle foto sotto, è in assoluto la mia preferita.
Sembra essere arrivata qui per mano di un sortilegio. Un incantesimo di vento, che qui non manca mai, e gocce d'oceano, che devono averla strappata da qualche angolo di bosco e mondo di fiaba e fatta atterrare qui.

Una piccola fata coccinella che si dondola sull'uscio. Chiaro segno che questa casa viene da un mondo magico.



Uno steccato di matite di legno colorate. Dovrebbe esserci in ogni scuola.

Il resto della passeggiata tra le viuzze di questo borgo è un susseguirsi di sorprese e stupore, di riflessi e giochi di prospettive, di dettagli preziosi e adorabili chincaglieria, di angoli di vita vissuta e quotidianità, di celebrazione della fantasia e della poesia, tra il surreale e l'ironico, e tracce di lotta sociale, attenzione ambientale e pensiero critico. 
Ci ho camminato solo due ore tra queste case, ma son bastate a farmi sognare di avere dei vicini così, prima ancora che che delle case così.
E di avere un asilo così, per i miei figli, con la capanna degli attrezzi e il bug's hotel in cortile.

Mi ci sono trovata in questo piccolo borgo. 
Letteralmente specchiata. 
Profondamente riconosciuta.

Ho ringraziato la pioggia, di aver smesso di scendere ad un certo punto.
Di avermi lasciata passeggiare fotografando ad ogni angolo dettagli e piccole meraviglie.
Di avermi permesso di scoprire che in questo piccolo angolo di mondo i muri colorati delle case sono forse la minore delle bellezze.
Di avermi fatta sognare per un paio di ore un'intera vita qui.


Vi lascio le tante foto che sono uscite dalla reflex in quel paio di ore.
Giocate a scovare i dettagli, a sorridere delle statuine qui e là, a immaginare le storie di chi vive dietro queste finestre, a pensare in quale vivreste voi.
C'è quella del pescatore, quella del viaggiatore, quella del marinaio, quella del bambino mai cresciuto, quella delle bambole, quella dello scolaro, quella di Amelie, quella del fotografo, quella del ciclista, quella del sindacalista e quella che volete. 
Tutte quelle che volete. 
Buona, colorata, visione.

Statuine della regina. Riescono sempre a strapparmi un sorriso.








"La maestra dice che il mio compagno Jean-Pierre aveva troppo spesso la testa tra le nuvole."
Vecchi banchi di scuola, rivisitati,nella corte tra le case. 




Messaggi di pace, scritte sui muri, piccoli mezzi di trasporto.
Questa manica a vento, questa carpa volante colorata 
l'avevo incontrata esattamente un'anno prima, 
appena ad un'altra casa colorata, a Vienna. 
Una di quelle coincidenze che mi fanno brillare gli occhi. 
Una di quelle coincidenze con ci scrivo la mappa della mia storia di piccola viaggiatrice.

Come non pensare ad Amelie?



Questa veranda, questo scorcio di questa veranda, per me è pura poesia. 
Biciclette, valigie, barattoli di plastilina e quella foto. Poesia. Punto.
Cerata gialla e cappelli di paglia, e biciclette. 
Pronti ad ogni evenienza, a pedalare sotto qualsiasi cielo.






Il cortile di una scuola. Come vorrei fosse, tale e quale.









Pure qui poesia a palate. 
Quella macchinina sulla bilancia poi...
Ogni volta che la guardo immagino la mano del bambino 
che l'ha fatta correre su chissà che strade fantastiche, 
che l'hanno poi portata lì, con tutto il suo carico di fantasia.



E il giro tra le case di questo villaggio finisce qui, proprio dov'era cominciato.

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