mercoledì 29 gennaio 2014

camargue

Viaggiando s'impara.
S'impara molto. S'impara pure a viaggiare. A valutare tempi e spostamenti, ad affinare la capacità di trovare un equilibrio tra la pianificazione e il bighellonare, a saziare tanto la fame di mondo quanto quella di svago e diletto.
Dal viaggio in Provenza ho imparato che è inutile incaponirsi e cercare di fare a tutti i costi qualcosa per cui non c'è tempo.
Inserire per forza un itinerario di un giorno in una zona che per essere gustata ed apprezzata necessiterebbe di due-tre giorni almeno ti lascia inevitabilmente con una sensazione di scarso appagamento addosso. Hai dato solo un piccolo morso, un fugace assaggio e non sapresti nemmeno dire che sapore aveva.

Eravamo in Provenza, anzi nella region PACA (Provence-Alps-Cote d'Azur) a voler essere precisi, e la Camargue era lì, a un paio d'ore di auto dal nostro campo base.
In fase di pianificazione del viaggio avevamo cercato di inserire una tappa di qualche giorno nella zona più orientale della regione. Non è stato possibile e ho, erroneamente, creduto che una gitarella di un giorno nella zona più prossima a dove eravamo alloggiati potesse essere sufficiente.
E invece no.
Ci sarebbe stato molto altro da vedere, da scoprire.
I paesaggi di Van Gogh, la gitana Saintes-Maries de la Mer, Aigües Mortes, Arles e i suoi dintorni...ce n'era di che vagabondare per qualche giorno. Se poi penso che essere sul mare significa per me rallentare e godere di tutto, aria, cieli, cibo, ad un ritmo ozioso e mollaccione in Camargue sarei potuta restare una settimana e non averne ancora abbastanza...

Ci siamo invece limitati al versante sud-orientale.
Abbiamo attraversato la Rèserve Nationale de Camargue, zona paludosa, selvaggia, per grandi tratti inaccessibile.
Abbiamo fatto tappa a La Capelière, da dove partono sentieri naturalistici di beve lunghezza e di facile percorribilità.
Si passeggia tra canneti a ridosso di stagni, in compagnia di zanzare e qui e là qualche punto d'osservazione permette dì avvistare qualche esemplare di garzetta e airone cinerino.
Io non è che ne abbia visti molti, e qualcuno deve aver trovato quella pausa da birdwatcher alquanto noiosa e pure inutile, visto che a casa ne avevamo a bizzeffe di aironi cinerini e pure fagiani e oche e tortore e compagnia bella.






Poi abbiamo proseguito verso sud, in direzione Salin de Giraud.
Il panorama qui si apre un po', la vegetazione lascia il posto a sterminate distese di saline, lo sguardo si perde in paesaggi surreali, ampi e vuoti, dove il vento soffia forte, l'odore di salmastro riempie le narici e gigantesche montagne di sale stupiscono gli occhi.




A Salin de Giraud, piccolo villaggio sorto a metà del 1800 attorno alle saline di evaporazione, ci siamo fermati in una piccola e modesta trattoria, a riempirci la pancia di pesce e sfizi locali.
Poi via dritti, fino a sud, fino all'estremità di questo lembo di terra francese, tra paludi e risaie, stormi di fenicotteri rosa e gabbiani.
Nonostante la guida ci si avesse messo in guardia, siamo scesi fino alla Plage de Piemanson.
Ci siam bagnati i piedi ma potevamo anche fare a meno: proprio come diceva la Lonely quelle spiagge incontaminate erano ormai un'area di campeggio libero, affollata e sporca.



Per tornare verso nord percorriamo la strada che corre ad est ed attraversa risaie e zone dalla vegetazione più folta. l'odore di salmastro svanisce piano piano e ci fermiamo a comprare del riso rosso e vino nello spaccio di una piccola azienda biologica.
Prima di rientrare alla base facciamo sosta ad Arles, il tempo di mangiare un gelato e via.
La città è invasa di fotografi, una folla di persone che imbracciano cavalletti, stringono obiettivi, trascinano carrellini con stampe e book: è in corso la settimana di apertura di Les Rencontres Arles, una delle più importanti rassegne di fotografia a livello internazionale, laboratori, esposizioni, mostre-mercato e incontri e dibattiti per professionisti e amatori.
Passeggiamo stanchi e un po' tramortiti in mezzo a quel fiume di gente, le piazze sono colme, in ogni palazzo c'è un evento, un incontro, un'esposizione.
Sarebbe bello potersi fermare di più, il pensiero è sempre quello.
Torniamo alla base con addosso questa sensazione di appetito non sfamato, quasi di insoddisfazione.
La zona che abbiamo percorso è senz'altro affascinante, ma per chi come noi viene da un ambiente simile forse l'effetto è un po' smorzato.
In certi tratti ho avuto la netta sensazione di trovarmi in barena, su una di quelle strade che portano al mare vicino a casa nostra, costeggiando le foci dei fiumi per arrivare poi su queste spiagge un po' piatte, un po' grigie.
Avrei voluto più tempo, per scorgere sfumature e raccogliere dettagli.
Toccherà tornarci, prima o poi.

15 commenti:

  1. Con questo post innauguro una nuova board in pinterest:idee gita...
    siamo qua a lato.... e abbiamo esplorato così poco. Pisti fino a poco tempo fa mal sopportava l'auto, ora invece pare adorarla. E poi vorrei fare i (ri)battesimo del treno. L'ultimo su vui ha viaggiato era olandese, quanfo era un bebé piccolino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. e lo vedicome sto presa io?!?
      non ci muoviamo da talmente tanto che continuo a ripensare ai viaggifatti, a riguardarmi le foto, ho preso in biblioteca la guida del portogallo, ogni tanto mi metto a fare preventivi di voli, noleggio auto...insomma si sogna molto...
      che poi sto in una regione comunque assai ricca di attrattive, un sacco di mete perfette per gitarelle in giornata e invece tra una festa, un malanno e varie ed eventuali non riusciamo a schiodarci da qui, mannaggia!
      tu brava intanto segna e prendi nota!

      Elimina
  2. Viaggiare con i bambini ha un sapore magnifico, pur vedendo ciò che già si conosce, lo si guarda con i loro occhi e star li spiegare, raccontare, trasmettere quello che sappiamo, mi fa sentire bene, utile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. altrochè, hai proprio ragione!
      adesso che Cora ha tre anni poi inizio ad aver proprio voglia di portarla un po' più "in là" della solita spiaggia e mare, apprezzatiisima per carità, però c'è bisogno anche di altro!

      Elimina
  3. Concordo con Mamma Piky, viaggiare con i bambini, guardare con i loro occhi, regala emozioni e sensazioni diverse, uniche, indescrivibili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. verissimo!
      portarli per il mondo e farci portare da loro nelle loro esplorazioni, nei loro stupori, che sia il mercato sotto casa, una piazza nuova, spazi sterminati o affascinanti antichità.
      fosse per me potendo non farei altro nella vita!

      Elimina
  4. Ciao cara Shaula, tanto che non scrivo...
    Come sempre prendo appunti-spunti di viaggio e apprezzo le tue semplici parole. In particolare quando parli del giusto equilibrio, in viaggio, tra fare, vedere, esplorare e quello che io chiamo "perdere tempo", perdersi nel momento, sbagliare strada, annusare e improvvisare. Il che, tra l'altro, rappresenta appieno il mio spirito da viaggiatrice, anche prima di avere le bambine... Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. anch'io non sono mai stata una viaggiatrice mordi-e-fuggi, anzi.
      con i bimbi poi si va ancora più piano, non c'è dubbio, e si aggiungono alcune variabili molto influenti nel calcolo dell'itinerario!

      Elimina
  5. Occhebbelli che siete (eravate, ma sicuramente siete anche adesso, insomma hai capito!)!!!
    Concordo con quanto detto sopra: viaggiare con i bambini è sicuramente diverso dal solito viaggio (perché un viaggio può essere "il solito"???), è come vedere cose nuove, accendere nuove prospettive e punti luce... è bellissimo. E un po' mi manca U_U...

    RispondiElimina
  6. Sono le 23 e non riesco a staccarmi dal tuo blog. Grazie per essere passata a salutarmi, mi identifico in te...e non solo per la campagna! Sto imparando a vivere in questo posto per scelta- necessità, ma sono molto sola e questo mi fa stare male. IL mio compagno esce alle 5 e torna alle 17.15, il bimbo è a scuola fino alle 14 ed io passo mattinate nella solitudine e pure nella paura...perché non sono abituata a stare da sola nel nulla. Il lato positivo della campagna riesco ad apprezzarlo solo quando siamo almeno in due...Un abbraccio, Debbie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. io come avrai intuito lì non ero proprio sola, anzi. ciò non toglie che abbia sofferto comunque un po' dell'isolamento che inevitabilmente la campagna implica.
      e se non avevo paura a restare lì avevo invece paura di muovermi da lì con la nebbia, le piogge battenti, il ghiaccio sulla strada...fermo restando che nei casi di peggior maltempo restavo bloccata lì perchè l'auto la prendeva mio marito.
      io ti auguro di trovare la tua dimensione, e se la campagna non dovesse esserlo ti auguro di poter rivedere la tua scelta senza troppe diffixcoltà o ripercussioni: noi lì eravamo in affitto, sapevamo che di fronte ad un "fallimento" dell'esperienza avremmo potuto liberarci nel giro di sei mesi, e questo pensiero mi ha sempre mantenuta serena.
      passerò volentieri a vedere come prosegue la vostra avventura.
      grazie, e benvenuta a bordo!

      Elimina
  7. i tuoi post come al solito sono tutti da bere..... in un fiato. Mi fai sempre più venir voglia di mettere in cantiere il viaggio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. cin cin allora! al cantiere, alla valigia e al viaggio!

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...