lunedì 9 settembre 2013

Tutto quello che mi serve l'ho imparato all'asilo. (R.Fulghum)

Sono passati dieci anni.
Non ricordo se fosse estate o primavera. Senz'altro era un pomeriggio caldo e assolato.
La chiesa era piena, colma di gente e commozione.
Io, che credente non sono, in chiesa ci entro solo per liete unioni o tristi congedi.
E il ricordo resta ben impresso.

Quel pomeriggio ero andata a salutare le mia maestra dell'asilo, che un "brutto male" aveva portato via dopo qualche anno di strenua battaglia.
Anni in cui aveva continuato a lavorare per quel che poteva.
Mia mamma, che faceva da baby sitter a delle bimbe che frequentavano quella scuola, ogni tanto mi portava qualche notizia, aggiornamenti che però non rischiaravano il cielo.
Fino alla brutta notizia.
Io non la vedevo da tempo, ma conservavo dentro di me un ricordo nitido e luminoso di quella donna, del suo sorriso ampio e della sua voce un po' roca.
E ora che, vent'anni dopo ero io  a fare il suo lavoro, anche se al nido e non alla materna, spesso mi ritrovavo a proporre i  suoi lavoretti, le sue attività, le filastrocche ai miei piccoli, stupendomi di quanto incisivi fossero stati certi momenti e passaggi vissuti in quegli anni, in quella grande scuola col giardino.

Dopo il funerale un gruppo di genitori e le colleghe avevano invitato tutti al grande parco giochi di fronte alla scuola dove insegnava.
La quercia più grande, che con i suoi rami frondosi teneva all'ombra altalene e scivoli, veniva così dedicata a lei, alla sua memoria.
Intorno al grande albero mamme, papà, nonni, bambini di oggi e di ieri, colleghe e amici ascoltavano, silenziosi e commossi, queste parole, a cui lei era particolarmente legata.


La massima parte che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l'ho imparata all'asilo.
La saggezza non si trova al vertice della montagna di studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell'infanzia.
Queste sono le cose che ho appreso:
  • dividere tutto con gli altri
  • giocare correttamente
  • non fare male alla gente
  • rimettere le cose a posto
  • sistemare il disordine
  • non prendere ciò che non è mio
  • dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno
  • lavarmi le mani prime di mangiare
  • i biscotti caldi e il latte caldo fanno bene
  • condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un po' e disegnare, dipingere, contare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno
  • fare un riposino ogni pomeriggio
  • nel mondo badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri
  • essere consapevole del meraviglioso: ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così
  • i pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure.
  • non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte guardare.
Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole auree, l'amore, l'igiene alimentare, l'ecologia, la politica e il vivere assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi concetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale , e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate come il mondo sarebbe migliore se noi tutti, l'intera umanità, prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tuti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l'hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.

Robert Fulghum

Questi ricordi sono riaffiorati in questi giorni, in cui le scuole riaprono e anche noi ci stiamo preparando per la nostra prima volta.
Starò dall'altra parte della porta, sarò quella che va, mentre la sua bambina resta.
Non dovrò incoraggiare e rasserenare animi di mamme insicure, o consolare volti che con gli occhi gonfi di lacrime e labbra tremule ti chiedono di aver cura dei loro piccoli.
Al nido poi, sono così piccoli...mi è capitato di fare inserimenti con bambini di 5 mesi, e la parte più difficile è far accettare il distacco alla mamma.
Perché hai voglia tu di star lì a dire "vedrà signora, starà benissimo, l'importante è che siate convinti della scelta e che vi mostriate sereni che il bambino assorbe tutto, soprattutto la vostra ansia.
Sì, adesso è meglio che vada, sì sì lo deve salutare, deve vedervi andar via è importante...ecco mi raccomando signora, un bel sorriso, no, non qui, signora se le vien da piangere meglio che lo faccia dietro la porta..."
E via così. Che poi queste cose mica ti serve dirle a chi è convinto della scelta fatta, a chi ritiene  che il nido sia la soluzione migliore, dovendo lavorare, e preferendolo a nonni e baby sitter.
Questi sono quelli che ti portano il pupo, sorridenti e garruli, entusiasti e collaborativi, ti mettono loro figlio e tutta la loro fiducia in braccio ed escono saltellando.
E tu lavori che è un piacere.
Perché ti senti apprezzata, a priori  sì, ma questo ti permette di dare il meglio di te.
Ti senti parte di quella famiglia, chiamata a partecipare al complesso, faticoso, variopinto e meraviglioso cammino che accompagna la crescita di un piccolo individuo.
E senti di avere loro dalla tua parte, disposti a mettersi in gioco, attenti alle tue richieste e disponibili alle tue proposte.
Consapevoli che è tutto per il bene del pupo e per la buona riuscita di un'esperienza che può rivelarsi preziosa, ma che basta un niente per comprometterla.
Ci vuole impegno, buona volontà, capacità di ascolto e tanta tanta fiducia.

E ora tocca a me.
E non nego che un piccolo nodo mi sale in gola quando penso che tra una settimana inizierà una nuova quotidianità, fatta di ore e pranzi e passeggiate e pisolini senza la mia bimba.
Credo sia naturale sentire una piccola morsa di nostalgia, dopo tre anni passati costantemente assieme.
Comunque sono pronta, l'entusiasmo, mio e suo, c'è.
La fiducia, mia nei confronti della scuola, c'è tutta.
E la voglia di aiutare non mi manca: so che non è facile per le maestre lavorare in questo tempo di tagli economici, di precariato indeterminato e con genitori sempre sul piede di guerra, dalla lamentela facile e dalla critica costante.
In realtà non vedo l'ora...il mondo lì fuori inizia ad essere suo e me ne porterà a casa ogni giorno un pezzetto.
Sarà una grande nuova avventura e sarà un gran privilegio ascoltarla dai suoi racconti e vederla con i suoi occhi.



7 commenti:

  1. Buon nuovo inizio a entrambe!
    E quanta saggezza c'è in ciò che hai condiviso!

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  2. Grazie mille!
    Ci stiamo preparando...questione di pochi giorni ormai e poi si parte, per questo primo "viaggio" nella vita senza mamma e papà!

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  3. uffa si è perso il mio commento... tra le altre cose ti dicevo che ho condiviso questo post su twitter
    torno :)

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  4. Il mio bimbo non è nato ma già alla sua bella prenotazione al nido.... Ne abbiamo visti tanti e scelto quello che ci piaceva di più .... Scelto con cura.... Ho fiducia nelle istituzioni e penso che il bimbo debba uscire di casa e vivere il mondo.... Prima lo fa e meno e' doloroso per lui e per i genitori .... Sarà un uomo più sicuro.... Ad ogni modo sono sicura che quando arriverà il momento sarà necessario l'inserimento: non per lui ma per me

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  5. @ squa: e adesso però sono curiosa!...

    @ bussola: come ho scritto nel post quando c'è un atteggiamento di questo tipo da parte dei genitori si può dire che gran parte del lavoro è già fatta.
    Ciò non toglie che vivrete, tutti e tre, forti emozioni e momenti di dubbio e insicurezza.
    Affrontandoli, giorno dopo giorno, senza fretta e senza ansie, con consapevolezza saprete superarli.
    Ma c'è ancora tempo, dai!



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  6. ci ho pensato prima di risponderti, credo di conoscere molto bene quella maestra, è vero sono passati dieci anni e mi fa piacere che ancora la ricordi, faceva molto caldo era maggio perché la sua morte è avvenuta il 28 di quel mese. Sono una maestra anch'io e spesso uso salutare i miei genitori con questo brano che in realtà è la prefazione del libro di Fulghum , se quella mastra si chiamava Mariagrazia io sono sua sorella.
    grazie di cuore per mantenere vivo il suo ricordo
    Teresa

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    Risposte
    1. ricordo il suo sorriso come fosse ieri.
      le margherite di carta arrotolata, stretta stretta.
      il pulcino disegnato sul cartoncino, che apriva il becco se lo piegavi.
      la castagna fatta di plastilina schiacciata sul foglio.
      la filastrocca di Natale...cloppete cloppete cloppete clop.
      il punteruolo e la carta lucida.
      il sasso fermaporta, che ancora sta sul pavimento a casa di mia mamma.
      la sua risata, densa, piena, viva.
      sono felice ed onorata di averla conosciuta.
      sono felice, e commossa, che tu sia arrivata fin qui.
      sono onorata, e commossa, che tu abbia deciso di fermarti e lasciarmi queste righe.
      grazie a te, di cuore, davvero.

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