venerdì 30 agosto 2013

settembre alle porte, un anno fa

Settembre è alle porte.
Mese di ritorni, rientri, nuovi inizi.
Per molti il vero capodanno.
Anche per me è senz'altro sempre stato così.
Che Gennaio in fondo è solo un breve intermezzo, se ne sta lì, freddo e ancora buio, a guardare da entrambi le direzioni i giorni che vanno e quelli che vengono.
Ma a Settembre il vento di cose nuove soffia molto, molto più forte.

Settembre alla porte, un anno fa.
Avrebbe portato una marea, affatto placida di eventi e disavventure, di cambiamenti e turbamenti.
Iniziato con un matrimonio da festeggiare, gioia e entusiasmo improvvisamente messi a tacere da un infortunio in famiglia, nulla di troppo grave ma la paura, il ricovero, l'intervento hanno aperto uno squarcio grigio in quelle giornate luminose.
La partenza per il mare, per l'adorata Maremma, nonostante tutto, con i bagagli carichi di costumi e sensi di colpa.
Ma non si poteva non andare, no.
C'era bisogno del mare per cullare i nostri sogni e riposare le nostre braccia.
Serviva il sole per scaldare la nostra pelle e asciugare le lacrime.
Si doveva partire, anche se per poco.
Perché un' estate passata a fare scatoloni e a dipingere muri, a provare materassi e scegliere frigoriferi stanca e spossa, l'animo e il fisico di chiunque.
Specialmente quando l'estate in questione è la più calda degli ultimi 50 anni, o almeno così dicevano.
E perché, per strani giochi del caso, ogni volta che ho messo piede in una casa nuova, l'ho fatto il giorno successivo al rientro da un viaggio.
E quando le tradizioni nascono così spontanee, non si può fare a meno di onorarle.

Tornati dal mare abbiamo passato una notte, una sola notte, a Casavecchia.
E il giorno dopo, stanchi dal viaggio, abbiamo caricato la macchina delle ultime cose.
Una domenica frenetica, a svuotare e riempire e svuotare, a salire e scendere scale, io al centro di quel caos guardavo attorno a me la casa svuotarsi degli ultimi segni del nostro passaggio tra le sue mura.
Mura grosse, robuste, antiche.
Che tante vite han vissuto e hanno sentito i pianti dei miei figli, le loro risa, visto i primi passi e le prime marachelle.
Quella casa, tutta di legno e pietra, calda e avvolgente, che mi ha vista diventare madre.
Quella casa, che non è stata solo dimora.
Era buio quando ormai eravamo pronti per andare, definitivamente.
Siam passati in cucina a salutare.
Erano quasi tutti lì, ad apparecchiare la grande tavola e a cucinare la cena.
Ci siamo abbracciati. E ho pianto.
E ho pianto in macchina, fino a Casanuova.
E ho pianto la notte.
E credo di aver pianto tutto l'autunno. In silenzio, tra me e me.
Poi piano piano Casanuova ha iniziato a diventare Casanostra e il pathos dell'addio ha lasciato posto alla consapevolezza che avevamo fatto la scelta giusta.

Gli ultimi giorni a Casavecchia hanno il sapore dolce e languido della nostalgia.
L'amarezza delle opportunità che vedi allontanarsi, perché non hai saputo coglierle.
O perché non ti si sono mostrate a sufficienza.
O perché non era il momento, non era il luogo, non era il caso.
Gli ultimi giorni a Casavecchia li ricordo luminosi e ovattati dalle nuvole di polvere che alzavamo ad ogni cassetto svuotato.
Caldi e appiccicosi, con la campagna attorno gialla ed arida che aspettava pioggia.
Che alzava anche lei nubi di polvere ad ogni piede che le passava sopra.
Trascorrevo le giornate lì, con i bimbi, cercando di far passare loro il tempo nei migliore dei modi, chè non avrei voluto per loro un'estate così poco leggera.
Intanto Paolo consumava le ferie imbiancando pareti e stuccando buchi.
Io riempivo scatole di oggetti e quesiti.
Molte scatole sono state svuotate, altre sono ancora mezze piene.
Alcune sono ancora chiuse.








mercoledì 28 agosto 2013

non buttarmi via! vasetti porta fili e primi accenni di craft room...


Vasetti di vetro.
Di marmellate, miele, sughi, sottaceti e sottoli.
Grandi, tondi, affusolati, squadrati, piccoli.
A ondate cicliche li lavo e li ripongo nello stesso stipetto dell'antica credenza.
Fino a quando son troppi e non ce ne sta più manco mezzo.
Allora iniziano a stazionare sullo scolapiatti in cucina.
Al che la voce del marito fa "Shaula...questi vasetti li devi tenere?..."
A quel punto smetto momentaneamente di collezionarli e cerco di smaltire la mole di vetro e coperchi di latta che assediano l'antica credenza.
Ne ho sparsi per tutta la casa.
Versatili ed eclettici, si lasciano decorare e abbellire, lieti di esser scampati al seppur importantissimo processo di riciclaggio e fieri di essere ancora utili.
Svolgono egregiamente i compiti più disparati e se si dovessero accidentalmete rompere...bhè, sono facilmente rimpiazzabili.
Quando raggiungo un certo numero di esemplari simili o  anche uguali uguali, cerco di trovar loro una collocazione ed una destinazione d'uso che li faccia restare tutti assieme appassionatamente.
Ecco quindi che un'allegra brigata di vasetti di marmellata ha ora di fronte a sé un luminoso ed indaffarato avvenire.
Con un po' di pannolenci, del filo di lana e qualche goccia di colla si sono trasformati in colorati e pratici vasetti porta fili.
Ogni coperchio un colore, in ogni vasetto spagnoletti di filo dello stesso colore: delle simpatiche confetture di cotone!
Semplice, funzionale e allegro.
Perché l'ordine favorisce la creatività, e quando è colorato è pure un piacere per gli occhi.








E poi finalmente sta prendendo forma la mia tanto desiderata craft room, chè non ne potevo più di avere tutto il mio colorato materiale rinchiuso dentro a scatole stipate in ogni pertugio della casa.
A Casavecchia prima di mettermi a cucire qualcosa dovevo impegnarmi in una poco divertente caccia al tesoro negli angusti spazi dello sgabuzzino.
E se l'appartamento dove viviamo ora è diventato la nostra Casanuova è anche perché era dotato della terza stanza, ché le case popolari una volta le facevano grandi e luminose, non come certi alveari grigi dei tempi moderni.
Un giorno, quando i bimbi saranno abbastanza grandi da bisticciare ininterrottamente e da sentire l'esigenza di una maggiore privacy, sarà la camera da letto di uno dei due. O nostra, vedremo.
La terza camera è per ora la stanza jolly: c'è il lato lavanderia con madame Lavatrice, senor Lavatoio e messer Fasciatoio.
C'è poi il lato guardaroba...un armadio da quasi tre metri con tutto il nostro vestiario e la biancheria per la casa, perché se posso evito di avere l'armadio in camera che proprio non mi piace.
Ovviamente in questi mesi di ambientamento in cui ancora molto manca da sistemare, montare, trovare e comprare la stanza jolly è stata riempita di tutto un po' e si è aggiudicata i simpatici ed eloquenti appellativi di Stanza del Caos o Stanza Quantaroba, talmente zeppa di cose e disordine che mi veniva il capogiro e la nausea ad entrarci.
E anche un po' di sconforto perché vedevo sempre più remota la possibilità di trasformarla anche in craft room.
E invece in questo indaffarato mese di agosto qualche progresso è stato fatto, sono stati montati un paio di mobili e finalmente ho iniziato a sistemare un po' di materiale.
Ora so esattamente dove sono i rotoli di feltro, gli scampoli di pannolenci, i fili, gli aghi, i bottoni e le forbici,la colla, i pennelli, la carta velina, i cartoncini colorati...eccetera eccetera...





Sopra, sotto, di fianco e di fronte a questi due scaffali così ordinatamente colorati il caos imperversa ancora.
C'è ancora un po' di lavoro da fare, ma intanto si è iniziato.
E chi ben comincia, anche se tardi, è a metà dell'opera.

lunedì 26 agosto 2013

il fior fior dell'estate 3

Ecco che agosto non è ancora finito e già il cielo è grigio di nuvole cariche di pioggia e le temperature scendono e fanno desiderare dei calzini ai piedi.
Fra tutte le stagioni l'estate mi sembra sempre la più breve.
Ripenso alle vacanze, fatte e finite.
Al mare e al Salento, era appena giugno e avevamo ancora tutta la bella stagione davanti a noi.
E poi, puff...ecco che già volge al termine.
Anche se sento gente che in vacanza ci sta ancora, o è appena partita...o deve ancora partire.
Che bello. Mi infilerei volentieri nelle loro valigie.

Sfoglio i ricordi e mi perdo nelle istantanee di attimi passati, nei ritratti della nostra storia e nei racconti dei paesi incontrati.
Penso a questa carrellata di fiori estivi e mi accorgo che manca lei.
La regina incontrastata dell'estate, per quel che mi riguarda.
Il suo profumo è il profumo di mio figlio.
Perché mentre attraversavo quei campi senza limiti e confini se non l'azzurro del cielo e il giallo dei girasoli, lui era già nella mia pancia.
Non lo sapevo, anche se una strana e dolorosa fitta al basso ventre mi aveva svegliata nel cuore della notte e un dubbio mi era venuto.
La sensazione di esser partiti in quattro e non in tre.
D'altronde lo stavamo cercando quel secondo bambino, ma suvvia...non poteva esser già laggiù a farsi la tana con  tanta forza e tenacia da svegliarmi.
E invece, tornati a casa da quel bellissimo viaggio in Provenza, due lineette mi hanno dato la conferma che lui c'era.
Era il luglio di due anni fa, quello è stato il suo primissimo viaggio.
Da quel momento per me la lavanda è il colore vivace e il profumo fresco del nostro incontro.





 
 

 
nelle foto: campi di lavanda, piana di Valensole, Provenza, luglio 2011

sabato 24 agosto 2013

mare in scatola

Lavorare al nido richiede una certa predisposizione alla creatività e al pastrocchio.
Una notevole capacità di inventiva e fantasia per proporre attività sempre nuove e stimolanti che riescano a coinvolgere  bambini di età e abilità diverse (da 0 a 3 anni pochi mesi di differenza possono essere un abisso).
Se poi da tale attività salta fuori pure un grazioso manufatto da portare a casa ci si può ritenere ampiamente soddisfatti: il bimbo ammirerà estasiato ed entusiasta il frutto del proprio lavoro e si potrà godere gli "oooh" e i "ma che bello" di tutta la famiglia.

Ecco, non è sempre così scontato riuscire a tirare fuori dal cilindro un'attività che soddisfi tutti questi requisiti.
Per fortuna nella caccia all' ispirazione si incontrano fior fior di libri, manuali, riviste e il web con le sue millemila risorse.
E le colleghe con il loro personalissimo ed unico bagaglio di colla, pennelli, colori e idee.

Quest' attività, che finalmente quest'estate ho proposto ai miei bimbi, non è di mia invenzione, ci tengo a precisarlo.
L' "ho imparata e messa da parte" da una mia cara collega, donna dotata di infinita pazienza, oltre che di molta fantasia e  di grande abilità manuale.
Si tratta di un piccolo progetto, molto variegato nella sua realizzazione,che richiede tempi abbastanza lunghi specialmente al nido, dove i bimbi sono molti: io con i miei due figli ci ho impiegato tre pomeriggi...
Questa lungaggine non è uno svantaggio, anzi...per i bimbi è molto importante reiterare, rivedere, ripetere, tornare sulle cose ed è quindi utile avere qualcosa che faccia ponte con la settimana successiva e così via.
Le tecniche impiegate sono varie e stimolano tanto i bimbi piccoli quanto quelli più grandi, soprattutto sul piano della percezione tattile e dello sviluppo della motricità fine e della coordinazione oculo-manuale.
La mia bimba di tre anni è riuscita a seguire tutti i passaggi in quasi totale autonomia e , a parte qualche piccolo dettaglio dove ci ho messo lo zampino, il prodotto finale è effettivamente stato fatto con le sue mani.
E la sua espressione di soddisfazione mista a stupore di fronte alla sua creazione fatta e finita resteranno tra i ricordi più belli di quest'estate.
Il mio bimbo piccolo di (...ormai...) 17 mesi ha preso letteralmente a piene mani tutto quello che quest'attività aveva da offrirgli: ha toccato, riempito, svuotato, spalmato e pastrocchiato a volontà.
Il suo prodotto finale è praticamente opera mia e della sorella, ma lui ha partecipato con entusiasmo e trasporto ( pure troppo a volte...) a tutti i passaggi.
E sarà indimenticabile anche il suo sorriso divertito quando alla fine si è trovato di fronte al mare in scatola!

Abbiamo cominciato un pomeriggio di fine luglio, di quelli umidi e appiccicosi.
Siamo usciti in terrazza con
  • due coperchi di scatole per scarpe
  • dell'acrilico blu sbrilluccicoso
  • un paio di ciotoline
  • qualche pennello




Spennellare a piacere tutta la superficie interna del coperchio, fino a farlo diventare blu.
Blu come il mare.



Il secondo pomeriggio faceva ancora un gran caldo, si era ormai arrivati ad agosto e il refrigerio della terrazza ad est continuava ad essere assai piacevole.
Abbiamo portato con noi
  • una bottiglia piena di sabbia raccolta alcuni anni fa ormai, su una spiaggia in riva all'oceano durante la luna de miel andalusa...
  • un paio di ciotoline
  • colla vinilica
  • alcuni pennelli
  • una manciata di conchiglie raccolte lo scorso giugno in Salento

 Spalmare con ampie pennellate un bello strato denso di colla sul fondo del coperchio, solo su un lato.


Appiccicare le conchiglie alla colla.



Versare poi la sabbia sul resto della colla spalmata.
Il più piccino l'ha proprio gettata...in un'unica soluzione.


La grande è invece riuscita a coprire quasi tutta la colla versando la sabbia a pizzichi, utilizzando indice e pollice.


Alla fine il nostro bel mare blu aveva il suo fondo sabbioso popolato di conchiglie.



Il terzo pomeriggio non era pomeriggio, ma era una temporalesca mattina di metà agosto, fuori non si poteva stare e noi ci siamo quindi messi in salotto con

  • del cartone
  • un paio di forbici
  • colori acrilici sempre sbrilluccicosi, stavolta giallo, rosso e verde
  • fogli di carta
  • colla
  • pennelli
  • filo da pesca



Ho disegnato sul cartone dei pesciolini e li ho ritagliati.


Sono stati poi colorati di giallo e rosso.
Con il pennello, con le mani...



...e anche ad immersione!





Hanno poi dipinto liberamente un foglio bianco con pennelli e acrilico verde da cui ho poi tagliato delle alghe...


...che sono state poi incollate sul fondo del mare.


Gli ultimi passaggi sono spettati a me, ma bimbi più grandi possono essere senz'altro coinvolti anche in queste operazioni.
Ho fatto dei fori sul bordo superiore del coperchio, ho legato del filo da pesca ai pesciolini che ho poi fissato sui fori.




Et voilà...dei pesciolini tutti "luccichi" fluttuano e nuotano ora nel nostro mare in scatola!



...non ho potuto fare a meno di metterlo in bagno!






scadenza 10-09-14

mercoledì 21 agosto 2013

in Valsugana con i bimbi: info e consigli.

La Valsugana è una stretta vallata al confine tra Veneto e Trentino.
Ha alcuni grossi centri, proprio nel fondo valle ad altitudini  collinari (circa 400-500 mt s.l.m.) : Borgo Valsugana, Pergine Valsugana e paeselli più piccoli. (Roncegno Terme, Levico Terme).
Il fondo valle è molto stretto e buio e parecchio industrializzato: in certi punti la Valsugana non è altro che la statale 47 che corre trafficata tra capannoni, segherie, paesi arroccati e tagliati in due dalla stessa statale e dal Brenta che scorre limpido e fresco.
I monti sui due lati della valle svettano con le loro pendici boscose e lasciano che il sole si infiltri appena.
In certi tratti la vallata si allarga e prende un po' di respiro.
Nonostante l'aspetto altamente industrializzato e civilizzato non è difficile ritrovarsi da un momento all'altro in mezzo al verde seguendo sentieri tra fitti boschi, girovagare tra malghe e rifugi e scoprire piccoli angoli lontano da tutto e da tutti...e il traffico della statale diventa subito un remoto ricordo.

L'offerta della Valsugana è varia e ce n'è per tutti i gusti: laghi, monti, sentieri facili e trekking più impegnativi per escursionisti medio esperti, rifugi a 1000 o a 2000 metri, a seconda delle capacità, lunghi itinerari per cicloturisti ben equipaggiati o anche solo per i ciclisti della domenica, e anche arte con un percorso di installazioni nel bosco davvero notevole, che richiede un post a sé per essere raccontato.
Con bimbi al seguito non faticherete a trovare di che fare e come trascorrere le giornate.
Si possono davvero fare delle belle escursioni in montagna ad altitudini moderate e su sentieri facili.
E poi c'è il lago di Caldonazzo, balneabile e ben servito (pinetina sulla spiaggia, chioschi, bagni, docce e bagnino anche nelle spiagge libere).

La ricettività è altrettanto varia: alberghi, b&b, malghe, agriturismi, appartamenti in affitto.
Non si fatica a trovare quel che meglio risponde alle proprie esigenze.

Noi per la nostra breve vacanza di 4 giorni e 3 notti abbiamo scelto quest'agritur.
Un bel maso di montagna, di quelli che incontravo nelle passeggiate da bambina con i miei nonni, a 1700 metri di altezza, incastonato tra un sentiero, un torrente, fitti boschi e ampi pascoli.
Per arrivarci bisogna prendere una strada che sale da Roncegno. E che sale e sale e sale in mezzo ai boschi curva dopo curva.
C'è stato un momento in cui abbiamo temuto che la nostra povera piccola panda, oberata del nostro peso e con il bagagliaio pieno non ce la facesse ad andare su.
Soprattutto quando abbiamo incrociato un camion con annesso rimorchio al seguito carico di tronchi che scendeva...
Fortunatamente il pandino non ci ha abbandonati e noi non abbiamo dovuto disdire la prenotazione!

Essendo metà agosto l'agritur era ovviamente al completo e noi abbiamo alloggiato nel casolare adiacente, in un'ampia, spartana ma pulita, stanza con letto matrimoniale, letto a castello e lettino da campeggio per il piccolo.
Il bagno era in comune ( due turche, un lavandino, una doccia) con le altre stanze del casolare.
Per noi questo non ha costituito alcun problema (siamo abituati ad andar per ostelli e campeggi), l'unica accortezza che abbiamo avuto è stata portare con noi il vasino per Cora, in caso di urgenze e bagno occupato.

Ci sono tre aspetti che ho particolarmente apprezzato di questo posto.
Andiamo con ordine.

L'accoglienza per i più piccoli.
Raramente  ho trovato tanta attenzione ai piccoli viaggiatori e ho avuto la sensazione che anche loro fossero a tutti gli effetti ospiti e non marmocchi al seguito di mamma e papà.
Specialmente in piccole realtà ricettive. Suppongo che nei grandi alberghi e nei villaggi vacanze sia un trattamento di ordinanza. Magari però un più anonimo.
Lettino da campeggio, seggiolone, tavola apparecchiata ogni sera ed ogni mattina con piatto, ciotola, posate e bicchiere per bimbi, fasciatoio in bagno, scivolo, tavolino e seggioline e ceste piene di giochi all'aperto e libri, fogli, matite, pennarelli a disposizione nella sala da pranzo.
Per la prima volta stavamo per partire senza giochi al seguito, poi ho messo in borsa comunque dei pastelli a cera e due libretti come mezzi di salvataggio in auto o in caso di attese lunghe e giornate piovose...e invece non ce ne sarebbe nemmeno stato bisogno!
C'era davvero di che intrattenerli a piacere!


martedì 20 agosto 2013

a volte basta poco: la palla di carta

Rientrare da una breve passeggiata.
Breve ma sfiancante per il gran caldo e l'attacco massiccio e molesto delle zanzare.
Salire a casa con un plico di cataloghi delle offerte dei super che riempiono la cassetta della pubblicità.
Lanciarsi sul divano e abbandonarsi alla svogliata e inutile lettura dei volantini, senza un valido motivo.
Pensare che resteresti lì, spalmata sul divano, senza pensare, senza muoverti, senza quasi respirare che si suda anche solo ad immettere aria nelle narici...resteresti lì fino all'ora di cena nella speranza che qualcuno arrivi con quel bellissimo tavolino da letto (che usi troppo poco non c'è dubbio) dicendoti "ecco qui un bel gazpacho fresco fresco, una birretta ghiacciata e aspetta che ti accendo il ventilatore e te lo punto in faccia..."
Ovviamente nulla di tutto ciò accadrà.
L'unico movimento rilevabile attorno a te sono i tuoi figli, che nonostante il caldo destabilizzante riescono a trovare le forze per corrersi dietro per la casa e azzuffarsi.
Urge una qualche forma di intrattenimento altrimenti tra quei due finisce male...
Ed ecco che una tra le più banali delle idee trova la forza di fare capolino nella tua mente annichilita dall'afa.
Ti alzi, prendi un rotolino di scotch, torni subito a spalmarti sul divano ed inizi ad appallottolare i fogli di quel mucchio di inutile cartaccia promozionale.
Ecco fatto: dal nulla della noia rotola fuori una palla di carta, la lanci ai pupi e a suon di "goal" e "tira a lui" "lancia qui" "tira a lei" "occhio qua" quel che resta del pomeriggio scivola via senza zuffe ed incidenti.
Tu puoi continuare a oziare mollemente sul divano, ammirando le prodezze dei tuoi piccoli attaccanti e continuando ad aspettare il tizio col gazpacho e la birra ghiacciata...



lunedì 19 agosto 2013

Valsugana: in vacanza nella mia infanzia

Non amo particolarmente la montagna.
Posso tollerare una settimana al massimo d'estate, e qualche giorno d'inverno, ma dev'esserci taaanta neve, altrimenti non vale.
Non perché io sia una provetta sciatrice. no no.
Ma amo costruire pupazzi di neve, adoro il candore dei prati e delle cime innevate e rintanarmi in casa al calduccio con una tazza di cioccolata bollente tra le mani mentre fuori fiocca a larghe falde.
Dev'essere perché, da quando ero neonata fino agli albori della mia adolescenza le vacanze le ho sempre sempre sempre trascorse in montagna.
Capita, quando parte della tua famiglia ha le sue radici lì.
E i nonni hanno una grande casa in centro paese che ha sempre potuto accoglierci tutti: bambini, nonni, zii, cugini e compagnia.
In realtà da bambina mi divertivo pure.
Ha iniziato a venirmi a noia quand'ero ragazzina, anche perché, diciamolo, la montagna è meta per bambini e anziani.
O giovani sportivi amanti del trekking e della vita all'aria aperta.
Per lo meno è così che appariva ai miei occhi di adolescente irrequieta.
Ma anche ora a dire il vero, anche se ormai son tutt'altro che irrequieta.
Quindi a un certo punto ho detto basta e ho ridotto drasticamente le mie gite in quel della Valsugana.
Ci sono stati anni in cui sarò salita una volta, un weekend, giusto il tempo di andare a salutare i nonni.

Quest'anno, dopo il viaggio in Salento a giugno, Paolo aveva ancora qualche scampolo di ferie ad agosto.
Faceva caldo, troppo perfino per me che pure sono un'amante delle alte temperature e del sole a candela.
Paolo ama il fresco, le passeggiate, anche impegnative a mio pigro e modesto parere, il verde, i boschi e il nord.
I bambini non erano mai stati in montagna, Cora giusto un paio di giorni, ma aveva 10 mesi e siamo stati in paese da mia nonna, a 380 mt s.l.m., quindi no, non era mai stata in montagna neanche lei.
E allora abbiam caricato la macchina di quel paio di cose necessarie, che non so come non sono mai veramente un paio, e siamo partiti alla volta della Valsugana.
Proprio lei: quella vallata di confine tra Veneto e Trentino che ha fatto da sfondo a tutte le foto delle mie vacanze di bimba.

Come spesso accade il tempo passa e cambia le lenti ai nostri occhiali, e a distanza di anni ti può addirittura capitare di commuoverti di languida nostalgia per dei panorami e degli scorci che sembrava non avessero più niente da dirti.
Ed invece eccoli lì a scaturire un'ondata di ricordi e suggestioni.
Con il loro verde, tanto verde.
E i boschi fitti.
E ruscelli, torrenti, cascatelle, laghi e laghetti.
Che in Valsugana l'acqua scorre e s'infiltra ovunque, giocando a nascondino fra i sentieri e palesandosi  placida in vasti laghi con tanto di bagnanti e bagnini.
E l'odore costante e persistente di fieno e mucche, il profumo fresco e rigenerante del pino mugo e la fragranza del legno, umido nel sottobosco e caldo nel camino.
E i sapori...oh i sapori.
Quelli non li avevo dimenticati, grazie anche alla nonna, esperta in canederli fatti in casa, che buoni come i suoi per me non li fa nessuno, ovviamente.

Abbiamo pranzato in rifugi che un tempo erano mete sconosciute ai più e che ora sono vere e proprie aziende e vendono i loro prodotti anche nella grande distribuzione.
Posti in cui la mia famiglia era solita andare e dove ora non va più perché "...eeeh non è più quello di una volta, quando...".
Io, che non ci andavo davvero da un sacco di tempo ed ero quindi esente da ricordi troppi belli per, ho voluti provare con mano e soprattutto con bocca.
Non abbiam mangiato male, ma non possiamo certo annoverarlo tra i nostri pranzi migliori.
Senza infamia né lode.


mercoledì 14 agosto 2013

il fior fior dell'estate 2

Dicono che nei giorni scorsi abbia fatto molto caldo anche in montagna.
Che la canicola sia arrivata anche fin lassù.
Quando siamo arrivati noi, fuggiti dalla nostra umida palude dove i 40 gradi regnavano sovrani, lassù a 1700 metri le nubi velavano il cielo e promettevano pioggia.
Una  gradevole frescura ha accarezzato la nostra pelle.
E noi abbiamo ripreso a respirare, dopo giorni passati  a boccheggiare.

Nei prati l'erba alta ingiallita e seccata dal sole lasciava intendere che sì, aveva fatto un gran caldo pure lì.
Fiori sgargianti e luminosi spiccavano in quelle distese erbose che presto sarebbero diventate fieno.







 




 
 










nelle foto:
sua maestà la stella alpina e fiori di montagna, ai piedi del monte Fravort, catena del Lagorai, agosto 2013
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...