venerdì 30 maggio 2014

zaino in spalla...si parte!

No. Non siamo in partenza, ahimè. E sul fronte viaggi e vacanze estive regna ancora un clima nebuloso e incerto: dove? quando? per quanto? Al momento risposte non ce n'è. Pazienza.
Però la piccola grande di casa settimana scorsa è andata in gita. La sua prima gita. Quindi la mia prima volta: io resto lei va, qualche chilometro di strada a dividerci, posti, luoghi e scoperte tutti per lei e a noi i racconti al ritorno.
Devo aggiungere che ho pianto? Oh, se ho pianto. Ho pianto anche tutte le lacrime che non ho versato il primo giorno di scuola.

Comunque non è dei miei facili sentimentalismi che volevo raccontare.

Ovviamente per andare in gita serve un buon pranzo al sacco, una bottiglietta d'acqua, un cappellino per il sole, un k-way, e un pacchetto di fazzoletti.
E uno zainetto dove riporre tutto e da mettersi sulle spalle, pronti per l'avventura.
Uno zainetto sufficientemente capiente ma che fosse della sua taglia non ce l'avevamo e quindi è scattata la ricerca.
Volevo qualcosa di semplice, pratico, ma allegro. Evitando, visto che per ora pare essere ancora immune alle mode del momento, prodotti brandizzati. Della serie niente principesse del gelo, dottoresse di giocattoli, cavallini alati, topoline leziose e gattine mielose. Non perchè sia contraria a priori al genere, ma perchè di solito i prodotti del merchandising sono pacchiani, plasticosi, eccessivi, soprattutto nei costi.
E poi si sa come va: quest'anno va la maialina fangosa, l'anno prossimo tocca all'ape danzerina, e quello successivo ancora alla fatina sbrilluccicosa.
E mi piace anche l'idea di, tentare perlomeno, di educarli al valore delle differenze, di gettare qualche seme contro la gramigna dell'omologazione, insegnando loro che le cose uniche parlano di noi, soprattutto se fatte con le nostre mani.
Certo entro certi limiti: lungi da me negare sempre a priori i loro desideri e voglie, anche i più futili e passeggeri, che con il tempo verranno fuori. Diciamo che cerco una qualche via di mezzo. Dicono che il giusto stia lì. Vediamo se lo troviamo.

Comunque quando cercavo lo zainetto mi sono capitati sotto gli occhi due zainetti: semplici, non griffati, pratici.
Certo non erano proprio allegri. Un po' troppo semplici. Uno nero e l'altro azzurro.

martedì 27 maggio 2014

il fior fior della primavera: soffiar soffioni

soffioni b&w ©shaulalala.blogspot.com
E' da quando son salita a bordo di questa zattera che mi rigiro queste foto sotto gli occhi e tra le dita.
Aspettando le parole giuste per accompagnarle. Che non credo troverò nemmeno stavolta.
Sono foto importanti. A me care, carissime. Per molti motivi.

venerdì 23 maggio 2014

vacanze romane #2

Parlare di Roma, di una certa Roma, non è facile. Mette un po' di soggezione.Si rischia di cadere nel banale.

Lei, l'antica, l'eterna, la grande, la monumentale, ti sfila attorno in un girotondo lungo millenni.
Appaiono qui e là, ad ogni angolo della città, i simboli della sua grandezza, i segni del passato.

Quelli granitici, enormi, colossali. Quelli sobri, austeri, solenni.

I resti degli fasti di un tempo e i capolavori integri, immensi, eccelsi costruiti per celebrare la fede e che affascinano anche chi, come me, fede non ha. Ma uomo e arte sanno essere un connubio divino.

Gli eccessi di decenni ancora troppo vicini, per i quali alcuni osano nostalgie senza vergogna. 
E la memoria, nonostante il peso dei suoi macigni, sa essere cosa labile, purtroppo.

I luoghi della storia, i palcoscenici del popolo, i palazzi del potere.
Le colonne, le statue, la commemorazione e la celebrazione.

C'è un alone di sofferenza attorno ad ognuna di queste pietre. 
E allo stesso tempo di magnificenza. Una sorta di gloria sommessa.
Quasi fossero dei promemoria  levigati nel marmo, scolpiti nella pietra, fusi nel bronzo. 
Pesanti e irremovibili. Imponenti e imperituri, posati lì a ricordarci il sacrificio, il dolore, l'impegno di tutto quel che è stato prima. Prima di adesso, prima di noi.

Nelle foto: Colosseo, via dei Fori Imperiali, Quirinale, Gianicolo, Piazza San Pietro.

martedì 20 maggio 2014

la sveglia


Il risveglio mattutino qui, in questa casa, è un problema insormontabile, una fatica immane,un'impresa tra le più ardue, capace di compromettere la buona riuscita di tutta la giornata.
Tranne il piccolo che sembra mantenersi  mattiniero, soprattutto il weekend, ovviamente..., tutti gli altri membri della famiglia, io in testa, soffrono di conclamata incapacità ad uscire dal letto in tempi rapidi.
Io, per esempio, faccio suonare la sveglia tre volte, con intervalli di dieci minuti, prima di ammettere che è mattina e il mondo, forse, lì fuori mi reclama.
Con Cora le cose non sono più semplici, anzi.

venerdì 16 maggio 2014

vacanze romane #1

Rimettere piede a Roma dopo anni nel giorno stesso in cui consacra i suoi Papi, celebra se stessa e il suo essere fulcro e perno del Cattolicesimo tutto è come fare un tuffo. 
Improvviso, non pensato. A cui non ti eri preparata. Come se qualcuno ti spingesse da dietro, sul trampolino, e tu, splash, ti ritrovassi  immerso fino al collo senza quasi aver avuto il tempo di accorgerti che stavi in piscina.
Un impatto forte. Fortissimo. Fiumi di gente. Comitive di pellegrini. Piazze gremite. 
Bivacchi su ogni fontana, su ogni gradino gambe posate a riposare, ingorghi congestionati di persone stanche, alcune un po' smarrite, altre estasiate e sorridenti. 
Preti coi colletti slacciati, suore con zaini sulle spalle, mappa in una mano e macchina fotografica nell'altra. Fazzoletti colorati al collo di quindici, venti, trenta persone che si muovono in gruppo, assieme, compatte e ciondolanti.
Bandiere, stendardi, manifesti.
Da ogni dove. Argentina, Croazia, Francia, Spagna. E qualsiasi altro paese vi venga in mente.
Polonia. Tantissimi polacchi. Mi sa che il sole non è nemmeno sorto quel giorno in Polonia.

mercoledì 14 maggio 2014

fior di fragola

Aveva cominciato anche bene, a dire il vero.
Mela e pera grattuggiata erano una merenda da re, ai tempi in cui i primi sapori diversi dal mio latte stuzzicavano il suo palato.
Poi era arrivata l'estate, e con i suoi dieci mesi di baldanzosa età si tuffava verso nuovi gusti a bocca aperta, nonostante un avvio di svezzamento non proprio incoraggiante.
Svezzamento che era poi decollato con un cubetto di zucca al vapore e un cucchiaio di robiola, appoggiati lì sul vassoio del seggiolone, con un mio motto di rassegnazione misto a sfida. Della serie "tiè, vediamo se così ti comoda...".
Le comodò, e da allora iniziò uno di quei periodi idilliaci destinati a finire presto con sonore e plateali smentite, "ah, la mia bimba assaggia tutto, è curiosa, una mangiona", andavo dicendo, nonostante fosse secca come un' acciughetta.
Comunque la sua prima estate passò lieta e al sapor di frutta: pesche, albicocche, melone, anguria venivano spazzolate con gran diletto.
Poi piano piano qualcosa cambiò. Cosa? Ancora non lo so, e no, non lo saprò mai. Mi accontento di catalogare l'episodio sotto la voce "fasi": quelle che cambiano, passano, vanno e  vengono e dietro alle quali è assolutamente inutile perderci il sonno e incaponirsi a cercarne un perchè.
Sta di fatto che frutta ne mangiò sempre meno e a fatica.
Nel tempo, come tante, ho provato tecniche e strategie, che vanno dall'approccio ludico e fantasioso, al ricatto neanche tanto velato, passando per il sempre caro e benefico "fa' un po' come ti pare", pronunciato con quella necessaria dose di distacco e ragionevolezza, che forse sarebbero la chiave del successo, ma soprattutto la misura del rispetto che le dovevo, a lei e ai suoi gusti.
Ora va un po' meglio: ha ricominciato a mangiare le mele, qualche spremuta d'arancia quest'inverno se l'è bevuta, e anche qualche fetta di banana viene a volte ammessa alla sua tavola.
Quando son tornate le fragole, ho sperato che le facessero almeno un po' di voglia. 
Che l'abbinata con yogurt, gelato e addirittura la libidinosa panna le facesse un po' gola. Niente, Rifiuto netto e categorico.
Ho ritentato la strada giocosa. Mi son giocata la carta del "facciamo assieme e tu mi aiuti". Ho sperato nel richiamo forte del "faccio io".

Ecco com'è andata.
Ho lavato le fragole, le ho messe sul tavolo.
Ho preparato un tagliere e un coltellino per ciascuno. Anche i grembiulini.
E dei fogli di carta.

Mentre il piccolo si dilettava nel taglio e nello spaciugo, lei, la grande, se ne stava in salotto, lontana da noi e dal quell'odore di fragola che "non mi piace per niente", parole sue.
Come fa a non piacerti nemmeno il profumo delle fragole, dico io? Bah, misteri dell'infanzia.
E cos'altro posso inventarmi io? Oltre a rendere allettante una merenda in cui ti viene permesso di pastrocchiare e giocare a "facciamo finta che cucinavo" con cibo vero e utensili veri, che sì, insomma, qui si sta giocando ma si fa sul serio, mica per finta.
E così, non solo non ha assaggiato nemmeno stavolta le fragole, non si è gustata una fresca e golosa merenda, che solo a vederla a me viene l'acquolina, E non sono una grande amante della frutta nemmeno io, ma cavoli, le fragole non sono frutta, sono dei dolcetti!
Non ha neanche visto come sono nati i nostri fior di fragola.
Che è facile facile poi.
Si prende un foglio, si appoggiano delle fettine di fragola, magari con il picciolo così vien più facile usarle a mo' di timbrino. Si lasciano lì sul foglio a riposare un po'.
Più tempo restano lì, meglio è. Anche ore, se non temete assedi da parte delle formiche, che qui per ora devono ancora vedersi.

Quando toglierete le fettine dal foglio, tutto il succo zuccherino delle fragole avrà disegnato dei bellissimi fiori, che a me ricordano tanto i papaveri.
Aggiungete qualche stelo e foglia, et voilà.
Strawberries flowers forever!

Noi li abbiamo giunti alla nostra frigo-galleria.
Ma Lei ci tiene a specificare che li "ha fatti Zeno con la mamma, quelli..."

lunedì 12 maggio 2014

cahiers de voyage diy

Quando viaggiamo, anche solo per una gitarella fuori porta di un paio di giorni, portiamo sempre con noi un piccolo kit di salvataggio per i bimbi. Non medico, ma ludico.
Non mi piace che si portino appresso troppi giocattoli. E sono dell'idea che faccia bene anche a loro trovarsi "lontano" da casa e improvvisare con quel che c'è sul posto, si tratti di un tovagliolo del ristorante, piuttosto che di una manciata di sassi lungo un sentiero.
Ci sono però frangenti in cui serve qualcosa per intrattenerli: i tragitti lunghi, in macchina o in treno, eventuali tempi morti e attese, giornate di cattivo tempo in cui girovagare si fa cosa ardua.
Di solito il nostro kit da viaggio si compone di:

  • animali e pupazzetti, piccoli, praticamente tascabili, rigorosamente di gomma: non si rompono, sono lavabili, non fanno baccano e sono leggeri.
  • un paio di macchinine, piccoline anche quelle.
  • libri e libretti, possibilmente fini,così da poterne portar via una selezione tale da non annoiare nè noi nè loro.
  • una lavagnetta magnetica, di quelle su cui scrivere e cancellare senza interruzione a ripetizione: ha il grande vantaggio di non sporcare e può quindi essere usata ovunque senza paura, ed essendo cancellabile e riscrivibile portarla con sè equivale a mettere in valigia una risma di fogli infinita.
  • sempre nella categoria "cancellabili e riscrivibili" l'anno scorso, prima di partire per il Salento ed affrontare la traversata dello stivale in auto, ho comprato delle schede-gioco a tema viaggi con giochi e disegni da completare con un pennarello da lavagna, di quelli cancellabili. Anche in questo caso la possibilità di cancellare e riscrivere a piacimento quante volte si vuole e il numero abbondantissimo di schede (100!!!), tengono lontano il rischio di cadere vittime della noia.
  • un astuccetto di colori a cera: non sporcano come i pennarelli e non hanno bisogno di temperino come i pastelli.
A questo kit va aggiunta ovviamente della carta, specialmente ora che Cora è presa dal sacro fuoco del disegno e Zeno da quello dello scarabocchio. Di solito bastava qualche pagina della mia agenda, ma per evitare bisticci e litigi ora vanno garantite pari opportunità di supporti cartacei per dare libero sfogo alla loro creatività e all'ispirazione del momento.
Prima di partire stavo per comprare due block-notes, piccolini. Li ho presi dallo scaffale, sono andata verso le casse, ho fatto una rapida marcia indietro e li ho rimessi dove li avevo trovati.
Perchè comprarli, quando potevo benissimo farli da me?
A casa ho pacchi e pacchi di carta di recupero, per lo più avanzi dei tempi del liceo: fogli protocollo, avanzi di quaderni iniziati e non finiti, fogli di blocchi di appunti presi a metà.
Sono tornata a casa e nel pomeriggio c'è voluto proprio poco a trasformare una parte di quella scorta di carta in quaderni di viaggio.

Occorrente
  • fogli di carta
  • cartoncino, un po' più grande del formato dei fogli
  • nastro adesivo, di carta o trasparente, purchè largo. e una pinzatrice.
  • forbici
  • pellicola adesiva trasparente
 Il procedimento è più che banale: prendere una manciata di fogli, allinearli per benino.
Adagiarli sul cartoncino, fissando un'estremità del pacco di fogli con alcuni strati di nastro adesivo.
Ma col senno di poi vi consiglio di usare una pinzatrice.  Ad un certo punto abbiamo iniziato a perdere fogli in giro di qua e di là.
Comunque a questo punto non resta che piegare il tutto a metà.
Disegnate quel che vi pare sulla copertina, se vi pare.
Rivestite poi la copertina di cartoncino con la pellicola adesiva trasparente, che oltre a dare solidità e robustezza al quaderno, lo proteggerà da acqua e altre eventuali sventure di viaggio.
Ma soprattutto renderà il vostro quaderno scrivibile e cancellabile proprio con quei pennarelli da lavagna di cui si parlava qualche riga sopra: quaderno e lavagnetta, tutto in uno!

Ed ecco i quaderni all'opera. E in viaggio!
Sul treno, mentre paesaggi e villaggi, strade e paese scorrevano fuori dal finestrino, colori a cera tracciavano disegni e ricordi.
E la sera, al ritorno dai nostri giri in giro, quando la testa non sprofondava sul cuscino e in un sonno pesante e ristoratore, io con le mie improbabili doti da paesaggista, dipingevo scorci e angoli, raccontando le tante cose belle viste, incontrate, assaporate.
Castel Sant'Angelo e le panchine dove abbiamo mangiato la pizza...
..il Pantheon, con un buco sul tetto, il Colosseo, che era enooorme, e...impressioni astratte di piccolo artista in erba.
Ora non resta che restaurarli un po', dando qualche punto di pinzatrice, e lasciarli riposare fino al prossimo viaggio.
Tra qualche anno sarò curiosa di sfogliarli e vedere quanta strada hanno fatto. Loro. E noi con loro.

Con questo post partecipo allo swap vacanze di riciclo e fai da te!


sabato 10 maggio 2014

Roma: andata. e pure tornata.

Da dove comincio? Dall'inizio o dalla fine?
La fine è che sono tornata a casa da una settimana.
Con un brufolo sotto l'occhio che neanche a tredici anni ne avevo di tali dimensioni e carattere, e con un numero non pervenuto di kg in più. Il tutto causato da un'alimentazione costituita prevalentemente (dovrei piuttosto dire esclusivamente) di proteine e carboidrati (leggi: pizza, pasta, bruschette, porchetta e pecorino).
Da parte dei bimbi ovviamente non sono giunte lamentele in merito: una settimana di pizza, spaghetti al pomodoro e gelati è una festa della cuccagna.

L'inizio è che sono tornata a Roma per una settimana dopo tredicianni, più o meno.
Paolo non ci metteva piede da quando ne aveva dieci circa, a parte una toccata e fuga in giornata per lavoro.
Quindi è stata un po' una seconda prima volta.
E' anche stato un viaggio un po' anomalo, per certi aspetti.
Eravamo ospiti di miei parenti, quindi non ho strutture ricettive da consigliare. Anche se l'accoglienza è stata ottima: calda, ospitale, gentile e disponibile.
Parenti che sette anni fa hanno lasciato il centro di Roma per andare a stare un po' più fuori, una ventina di km dal centro di Roma, tra gli uliveti e i colli del bosco della Marcigliana.
Una settimana di andirivieni, tra treni, metro e bus. Viaggi un po' sfiancanti, spesso pressati nella metro, a volte imbottigliati nel traffico della Salaria.
Per noi provincial-campagnoli che ci muoviamo per lo più a piedi e in bici nei nostri paeselli e cittadine da mila abitanti e non milioni, una settimana di spostamenti che prevedevano una serie di combinazioni da tre mezzi almeno (auto-treno-metro o bus-bus-metro...) ci ha davvero un po' provati.
Con i due piccoli viaggiatori al seguito poi, vi lascio immaginare.
Oltre a togliere tempo prezioso alle nostre peregrinazioni su e giù per l'urbe: arrivavamo in centro che era praticamente mezzodì, e verso le cinque dovevamo iniziare a tornare nei pressi di un punto utile per tornare alla base.
Mi è mancato passeggiarci di sera. Infilarci a mangiare in qualche posticino nascosto, lontano dalle rotte battute dalle orde di turisti. Perdermi naso all'insù, senza se e senza ma.
E' stata una settimana un po' monca. Funestata anche da piccole noie: il tempo sempre incerto, la pioggia, Cora con qualche linea di febbre per un paio di giorni... non che mi voglia lamentare, per carità. Però. Forse avevo molte aspettative: da anni non mettevo piede in una grande città, avrei voluto fare di tutto e di più, andare in molti più posti, vagabondare senza tempo e senza meta.
Ma avevamo anche due bimbi under 4 con noi, e itinerari e proposte andavano ovviamente tarati anche sui loro ritmi e i loro interessi.
Abbiamo calcato gli itinerari più classici, cercando di scansare le comitive di pellegrini che hanno invaso la città. Ci siamo accontentati di passeggiare, senza pretese. Riempirci gli occhi di eternità, cieli nuvolosi, e muri rossi. A passo di bambino. 

Siamo stati alla mostra della Kalho, che in realtà mi ha un po' delusa.
Non per la sua opera, che ho sempre amato, ma per la quantità delle opere esposte, un po' esiguo, visto soprattutto il can can e lo strombazzamento mediatico che ha accompagnato l'arrivo della mostra in Italia.
Una mostra ricca di opere e artisti collaterali, ma un po' povera di opere sue, dal mio modesto punto di vista.
O sarà che anche in questo caso avevo grandi aspettative. 
Dovrei semplicemente smettere di averne di aspettative, forse.
E in un pomeriggio di pioggia ci siamo giocati il jolly che tenevamo in serbo in caso di maltempo: la rete dei draghi al Macro, che con Villa Borghese è finita cima alla classifica di gradimento di Zeno e Cora.
Ci sarebbe stata anche la mostra di Warhol, e quella su Pasolini e Roma, e poi ce n'era una di Wim Wenders. E ogni giorno saltava fuori una locandina che mi metteva una tale acquolina in bocca, e negli occhi..ma. Ma non si poteva far tutto. Bisogna pur farsene una ragione.


Son tornata a casa con un numero imbarazzante di foto. Che stanno arrivando ad una quantità decente.
La qualità è quella che è. Non sempre mi soddisfa come vorrei, ma s'impara, con calma. 
L'obiettivo alla fine è arrivato in tempo ed è partito con noi, assieme agli altri due. A volte mi sono sentita un po' imbranata e goffa, quando mi fermavo sul ciglio della strada a cambiare obiettivo, con la paura di farne cadere uno, o di perdermi qualche pezzo. Ma s'impara. Con calma. 

Son tornata a casa con la consapevolezza che i miei bimbi sono davvero cresciuti. E sì, si riesce a viaggiare con loro, anche in una grande città. Specialmente ora che non c'è più bisogno di seggioloni, di pappette, di orari precisi e routine da rispettare a tutti i costi.
Sono stati davvero bravi, devo ammetterlo.
Si alternavano tra marsupio e passeggino, quando c'era da camminare tanto o in strade tanto affollate. 
Quando avevano sonno dormivano, senza fare tante storie. Un tramezzino su una panchina,o un trancio di pizza al volo per loro era un pranzo da re. La metropolitana l'hanno vissuta come un'avventura, "che buio...siamo sotto terra!", molto meglio di come l'ho vissuta io, che invece non la amo e mi dà noia, con la sua calca, il suo freddo, il frastuono e il puzzo che vi regna. Sempre entusiasti e contenti, a fine giornata erano meno stanchi e provati di noi. 
I miei piccoli viaggiatori, a zonzo per il mondo.









mercoledì 7 maggio 2014

il fior fiore della primavera: in bloom


Fiorellini

Fiorellini che i petali schiudete
ogni mattina alla prima letizia
del sole, dite un po', come sapete
vincere il dolce sonno e la pigrizia?

(Camilla Del Soldato)
Io sono la primavera

Lucciole belle, venite da me;
son principessa, son figlia di re.
Ho trecce d'oro filato fino
ho un usignolo che canta su un pino,
una corona di nidi alle gronde,
una cascata di glicini bionde,
un rivo garrulo, limpido, fresco,
fiori di mandorlo, fiori di pesco.
Ho veste verde di vento cucita
tutta di piccoli fiori fiorita;
occhi di stelle nel viso sereno,
dolce profumo di viole e di fieno
e per il sonno tranquillo dei bimbi
la ninna nanna felice dei grilli.

(Renzo Pezzani)
Il buon odore

" Ma bimbo mio, perchè
sciupar questo bel fiore?"
"Cercavo il buon odore...
non so capir dov'è?"

(Lina Schwarz)
Cose piccoline

Le cose piccoline
son pur belle
chi non credesse a me
guardi le stelle.
Chi non mi crede
guardi il gelsomino
l'odore è grande
e il fiore è piccolino.

(Arpalice Cuman Pertile)

Albero in fiore

E dove li tenevi
alberino lucente
i fiori che ora levi
e non pesano niente?
Eri, a gennaio, brullo,
la neve i vestì.
Stamani, al primo frullo,
il capo ti fiorì.

(Lina Carpanini)

Nelle foto: alberi in fiore a Casavecchia, primavera 2010 e 2011

Postilla al post: settimana scorsa, mentre ero via, Mammavvocato mi ha sfidata a colpi di poesia.
Rispondo con queste piccole poesie e rime,che amo leggere ai miei figli, ma anche a me, con l'arrivo della primavera.
Non amo particolarmente le catene, ma le poesie sì. E leggerne è sempre un piacere.
Quindi rilancio a Bussola, Mentre dormono e Why, se ne avranno voglia, senza scadenze ovviamente!











lunedì 5 maggio 2014

trenta dì: aprile


Trenta dì conta novembre,
con april, giugno e settembre,
di ventotto ce n'è uno,
tutti gli altri ne han trentuno.

Istantanee di attimi, luci, colori e sapori che scandiscono il tempo dei mesi che si rincorrono l'un l'altro.



Ad aprile sono tornate loro. Colorate, succose, dolci. 



E cibi freschi, e sapori che che trovo in tavola un mese e poco più e poi se ne vanno, per tornare l'anno dopo.
Sapori che fanno primavera.


Ad aprile ho trovato nella buca delle lettere un regalo, arrivato da lontano, ma non troppo.
Anzi tre. Tre piccoli pacchettini, uno per me uno per Cora e uno per Zeno.
Una piccola coccola, che rende questo bizzarro mare un posto un po' più concreto, da toccare con mano, da puntarsi sul petto e portare con sè.
( nella foto sotto: spillette hand-made di Riciclattoli...belle-belle-belle!)


Ad aprile Zeno ha iniziato a parlare. E non ha ancora smesso.

La sua compagnia, allegra e caciarona, mi segue come un'ombra. Mi fa ridere come pochi, con i suoi " 'uti e 'nacchie" (rutti e pernacchie), che non manca di sottolineare e di cui rivendica, fiero, la paternità.


Ad aprile questi due sono diventati amici. 

Definitivamente ed ufficialmente amici, oltre che fratello e sorella.
E tutta la fatica di questi ultimi due anni, di questa doppietta così ravvicinata, spesso ardua ed estenuante , per quanto volutissima, svanisce.
Quando lei c'è, io per lui non conto più.
Quando lei c'è, lui non ha occhi che per lei.
E quel che fa lei, lo fa anche lui.
E quel che lei fa, ora lo fa anche con lui.
E lei lo aiuta, lo difende, gli spiega cose e illustra mondi, traduce quel che lui dice tutte le volte, tante, che noi non lo capiamo. Perchè invece lei lo comprende alla perfezione.
Per lei lui non ha segreti.
E io resto in un angolo, affascinata e stregata dal più grande dei prodigi di cui la vita mi ha resa partecipe.
Ad aprile siamo rimasti molto in casa. Malanni, febbre, piogge.
Ma al primo raggio di sole siamo corsi fuori.
A rincorrerci e saltare, per poi sederci stremati a prendere fiato sull'erba.
A stenderci su prati di margherite, a sognare il mare, a cucinare risotti di fiori e sassi, a imbrattarci di terra e luce.
Le merende con un gelato in piazza, attorno alla fontana.
Una piccola piazza, una piccola fontana, preludio in scala minore dei pomeriggi che di lì a poco sarebbero venuti.
Ad aprile son partita. I giorni sono scivolati dentro un altro mese mentre eravamo via da qua.
Ho perso il conto dei giorni, come sempre quando sono altrove, a zonzo per strade e vicoli.
Sono stata bene. 
Un numero esagerato di foto (imparerò mai ad essere più sicura dietro l'obiettivo?) aspetta di essere scremato. Poi per un po' chi passerà di qui verrà deliziato o ammorbato, a seconda dei punti di vista, dal racconto del nostro viaggetto di primavera.
Felice maggio a voi!
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