Io è così che ho conosciuto Casavecchia.
Era domenica, il primo ottobre di, ormai, cinque e rotti anni fa. Il cielo era velato, l'aria umida e afosa, ma l'atmosfera era viva e frizzante.
Giusto tre settimane prima avevo rivisto una mia cara, carissima amica con cui i rapporti si stavano facendo, senza un motivo preciso, sempre meno frequenti, nonostante il fortissimo legame che ci univa, ma questa è un'altra storia che merita di essere narrata prima o poi.
La settimana successiva, era domenica sera, mi chiama dicendo: "veniamo a cena lì, portiamo la pizza, dobbiamo parlarvi di un progetto."
Quando a parlarti di "un progetto" è una fucina vivente di creatività ed iniziative, non ti stupisce neanche un po', anzi. Ordinaria amministrazione, direi.
Ma. Ma quello che lei e il suo compagno hanno iniziato a raccontare e a proporre, in preda all'entusiasmo, tanto che a volte dovevo fermarli per farmi rispiegare, con calma, qualche passaggio, ci ha travolti e sorpresi.
Non si trattava di un progetto artistico, nulla di creativo o musicale, si parlava di un progetto di vita.
Il progetto che venivano a proporci, tra un trancio di pizza e un sorso di birra, parlava di una grande casa in campagna, dove loro andavano a suonare, nella sala prove ricavata da un magazzino.
Conoscevano da anni quindi i proprietari di quel grande casolare, immerso nella devastata campagna veneta.
Una coppia, poco più di settant'anni lui, poco meno lei.
Da molti anni vivevano in quel casolare, che un tempo era stato solo la loro casa in campagna.
Quand'erano giovani avevano messo su un condominio solidale in centro città, con altre famiglie di amici.
Poi decisero di lasciare il condominio solidale e andare in campagna.
Erano stati tra i primi negli anni settanta a promuovere l'agricoltura biologica in zona, a farsi il pane con la pasta madre da sé nel grande forno a legna decenni prima che diventasse di moda darle un nome, e poi la macrobiotica, e lo yoga e l'antroposofia eccetera eccetera. Insomma tutto quell'insieme di pratiche che stanno sotto una corrente di pensiero che ora prende piede un po' ovunque, ma che all'epoca contava pochi interessati.
Dei pionieri.
E quando uno è animato dalla voglia di vivere e sperimentare e stare tra la gente, continuerà ad essere pioniere, anche in pensione.
Ecco che quella casa, con le figlie ormai grandi e sistemate altrove, diventa troppo grande, troppo vuota.
E partono i lavori di ristrutturazione. Saltano fuori quattro appartamenti indipendenti, di diverse metrature.
E al piano terra una grande cucina, sala da pranzo e salotto, per tutti.
Ogni appartamento avrebbe dovuto essere occupato da dei loro amici, coppie e single, in età da pensionamento o giù di lì. Amici che sembravano entusiasti dell'idea.
Una cohousing per anziani.
Per tenersi compagnia, per tenersi attivi lavorando negli orti e accudendo gli animali, per risparmiare sull'eventuale costo di badanti ed assistenza, assumendone magari una per tutti e nemmeno a tempo pieno, visto che la compagnia non sarebbe certo mancata.
Per scongiurare lo scenario, che a una certa età si fa probabile, della casa di riposo.
Una grande, grandissima idea, chapeau, davvero.
MA NOI C'ABBIAMO SI E NO TRENT'ANNI!!!
Che c'azzecchiamo con la cohousing per vecchietti?
Niente. Solo che i vecchietti nicchiano, indugiano, prendono tempo, rimandano.
Insomma non si decidono.
Non salgono a bordo, non ora almeno, adducendo svariate motivazioni o scuse, a seconda dei punti di vista.
Ma la casa, con le sue mini-case dentro a mo' di matrioska, è finita. E vuota.
E gli investimenti sono stati fatti, e sono costati.
Pannelli solari, termocucina a legna, e i laboratori, e la grande cucina.
E c'è molto da sviluppare, grandi, grandissime potenzialità.
Spazi e strutture, la campagna, la fattoria didattica, laboratori, si può fare molto, cultura, educazione, arte.
Chi vuol salire a bordo salga, che abbia trenta o sessant'anni, che voglia lavorare la terra o che continui a fare l'impiegato, che sia vegetariano o onnivoro, credente o ateo, salutista attento o gozzovigliatore felice, poco importa.
Requisiti minimi: voglia di fare e di stare assieme. Apertura mentale e capacità di adattamento.
Poi il resto lo si valuterà assieme. Si deciderà, si proverà, si aggiusterà il tiro.
Loro salirebbero, molto volentieri, ci dicono questi amici.
E vengono a reclutarci come compagni di viaggio.
Dopo due settimane ci sarebbe stata la spannocchiata.
Si decide di andare, per vedere e conoscersi.
Dopo quella pizza mi si è aperto un mondo. Non l'avevo nemmeno mai sentita, io, quella parola prima di allora.
Cohousing.
Inizio ad informarmi, leggo, guardo documentari e video. Mi si apre un mondo.
Di possibilità nuove, di strade da percorrere per arrivare ad una vita nuova, diversa e sì, alternativa, ma tremendamente e felicemente concreta.
Dopo quella spannochiata siamo tornati lì varie volte.
Abbiamo parlato, buttato giù in pomeriggi e sere attorno al tavolo idee e linee guida, propositi e intenzioni.
Cosa mettere in comune, cosa no. Tempi e modalità di condivisione. Spazi privati e spazi comuni, la loro organizzazione, fruizione e manutenzione.
Quindici giorni e avevamo deciso.
Inizio novembre, si vara la nave.
Si sale a bordo: c'è da disdire l'affitto del mini dove abitavamo da un paio di anni, sei mesi di preavviso e per maggio saremmo lì.
Ah sì, in quei sei mesi dobbiamo anche finire di organizzare il nostro matrimonio, fissato per il nove di maggio.
Poi partiremo per la nostra luna de miel.
E a inizio giugno saremo lì.
Sono stati sei mesi intensi: la preparazione del matrimonio, che per quanto semplice, richiedeva tempo e attenzioni, il viaggio di nozze da organizzare, sempre da soli, senza agenzie, una casa da mettere in scatola e una nuova avventura da mettere in piedi.
Eravamo sempre lì, a Casavecchia: c'erano lavori da fare, discussioni da portare avanti, decisioni da prendere.
Venivano fuori grandi idee, un fondo comune da destinare ad attività culturali, forse anche un fondo di solidarietà, a cui chiunque poteva attingere nel momento del bisogno.
Si mettevano in tavola ipotesi e possibilità da valutare: la cooperativa agricola, l'eventualità di darci una qualche forma giuridica, uno statuto.
Si proponevano soluzioni di vita comune: la spesa comune, i pasti assieme, i turni o meno, le economie private e quelle comuni, la garanzia e la tutela comunque di spazi e tempi privati.
Si parlava e parlava e parlava. Venivano redatti verbali, nei quali cercare il filo da cui riprendere la volta successiva.
Si intuiva già la mole, grossa e ingarbugliata, di attività e impegno che vivere lì avrebbe comportato.
Le grandi potenzialità facevano già rima con difficoltà, ma l'entusiasmo e la sua fanfara di ottoni continuava a suonare in sottofondo, e a volte era tanto forte da coprire il sommesso canto del dubbio.
Spesso dormivamo già lì, a volte in una stanza. a volte in un'altra.
Per ironia della sorte non abbiamo mai dormito nella camera che sarebbe poi diventata la nostra camera da letto.
Il nostro appartamento era bellissimo, me me innamorai subito.
La più bella casa che in cui io sia mai vissuta.
Un po' sgarrupata, certo. Rustica e calda, piena di legno, ma molto lontana da certi ambienti patinati, da rivista country-chic.
La campagna ci avvolgeva e ci affascinava, scoprivamo un mondo nuovo, sentivamo che lì in quel posto avremmo finalmente trovato la nostra giusta collocazione nel mondo.
Le cene erano sempre affollate, un mucchio di gente, compagnia, chiacchere e vino.
Ritrovavo il piacere di vivere con altra gente, dopo due anni e mezzo di convivenza a due.
Vivere lì, in comunità, con orti e campi e animali sembrava offrirci la possibilità di rimediare a tante assurdità, a sistemi economici e sociali che sentivamo tanto estranei e lontani.
Saremmo arrivati lì a inizio giugno, dopo un maggio intensissimo in cui ci siamo sposati, siamo partiti per l'Andalusia e al ritorno siamo stati a Firenze a presentare questa nuova esperienza a Terra Futura.
L'estate stava per iniziare, la campagna dava il meglio di sè, alla combriccola si era aggiunta anche un'altra ragazza.
Eravamo al completo. E ben variegati: una coppia di settantenni, pensionati ma più attivi e impegnati di tutti probabilmente, tutti gli altri tra i trenta e i quasi quaranta, educatrici, informatici, musicisti, artisti.
Eravamo pronti. Prontissimi.
Il primo pranzo l'abbiamo fatto all'aperto, all'ombra degli alberi davanti casa.
Tutt'attorno era un tripudio di luce e vita.
Ancora mi sorprendevo, divertita come una bambina, di piccole cose che poi sarebbero diventate tanto normali e quotidiane.
Che progetto emozionante! Così lontano, aimè, dalla mia realtà di donna che esce di casa alle 8 e rientra alle 19 senza quasi sapere il nome dei miei vicini! A pensarci mette tristezza davvero...
RispondiEliminaè stata una grande e importante parentesi.
Eliminaora anche noi siam tornati a vivere da soli, e a volte mi auguro che non sia così per sempre, di avere un' altra opportunità simile, magari più su misura.
emozionante!... attendo la seconda parte.... ma sei ancora lì????. Un abbraccio,
RispondiEliminaAdriana.
no, non sono più lì da oltre un anno ormai.
Eliminasarà un lungo racconto, mi farà piacere se vorrai leggerlo tutto!
ciao che bel blog...ti ho conosciuto passando dal nuovo blog di quattroingiro... e anche io seguo e adoro mammagiramondo......ti seguirò con piacere...a presto
RispondiEliminaciao e benvenuta! grazie per il complimento, e per essere passata!
Elimina...che emozione, trapela da questo fiume in piena... che avventura incredibile, in questi anni di futurismo e tecnologia...
RispondiEliminaComplimenti per il coraggio, davvero, non è una scelta così ovvia!!!
già, proprio un fiume in piena, dici bene!
Eliminaquando ripenso a quell'esperienza dentro di me si scatenano gli elementi!
non è stata una scelta ovvia, è vero, senz'altro c'è voluto coraggio e anche un po' di sana incoscienza.
e poi l'opportunità ci si è presentata in un momento in cui potevamo prenderci il lusso di tentare, provare e rischiare tutto sommato a cuor leggero, ancora senza figli e alle porte della nostra età adulta.
Dev'essere stato bellissimo. Un po' fricchettone ;) ma mi affascina molto. Nei nostri piani c'è quello di cambiare casa fra qualche anno e sarebbe bello trovare progetti di questo tipo dalle mie parti.
RispondiEliminaoh sì, è stato bellissimo, e meno fricchettone di quel che può sembrare, anzi. vivere lì si è rivelato tremendamente concreto ed impegnativo, a livello relazionale, pratico ed economico.
Eliminaanche a noi sarebbe piaciuto rimettere in piedi qualcosa di simile ma più su misura per noi, in un contesto meno rurale e con giovani famiglie, magari.
ma quando siamo andati via eravamo un po' staanchi, avevamo bisogno di fermari e ritrovarci un p'...chissà magari in futuro, io ci spero sempre.
se avete tempo di organizzarvi e capire se la cosa vi può interessare davvero pensateci, è senz'altro una grande opportunità.
se vuoi dai un'occhiata anche a queste due realtà, meno "agricole" e più residenziali, magari ti aiutano a farti un'idea più completa:
http://www.cohousingnumerozero.org/il-progetto
http://www.ecoquartierequattropassi.it/
sì, certo noi in confronto a questi eravamo senz'altro più fricchettoni! ;)
a presto!
Che bello, attendiamo la continuazione di questa storia avvincente! (anche se un indizio ce l'hai gia' dato nell'altro post...)
RispondiEliminaeh sì, come giàssai...è finita.
Eliminama i capitoli prima dell'epilogo sono interessanti!
Sono stata ospite di una sorta di gruppo così tanti anni fa in Spagna. Avevano un microvillaggio, un gruppettino d ruderi e 5-6 nuclei familiari anglo-spagnoli in una valle ad una mezzoretta di cammino dalla strada. Unasola famiglia, la più organizzata, con bimbi, gli altri più vecchi,. Fu una settimana bellissima nonostnte alcuni risvolti cupi. Mi affascina molto una vita così.
RispondiEliminaSqua che testa l ipad del chercheur
ha affascinato molto anche me, e sono davvero felice di avere avuto quest'opportunità, che è stata unica e speciale. credo sia per questo che ci tengo tanto a raccontarla, che ci torno sopra con ricordi e riflessioni.
Eliminaperchè ho paura che il tempo possa sfumarne i contorni, e sbiadirne i ricordi.
E' tutto molto bello e emozionante ma per farlo occorre coraggio. Bravi!
RispondiEliminac'è voluto coraggio senz'altro. e un po' di sana incoscienza, anche!
EliminaMa questo è un sogno!!! Ho la pelle d'oca e sono sinceramente felice di sapere che c'è qualcuno che questo sogno lo sta vivendo! :)
RispondiEliminaio dal sogno mi sono svegliata.
Eliminama quando me ne hanno parlato la prima volta la pelle d'oca è venuta anche a me.
e sono anch'io sinceramente felice che tutto ciò sia esistito davvero, di averci creduto e che comunque esistano altre persone che mettono in piedi realtà simili.
Ogni volta che racconti dei tuoi anni di cohousing mi sento irrimediabilmente persa in un groviglio di emozioni che vanno dall'invidia, all'emozione, al timore.. non so se sarei mai tagliata per una simile esperienza, però credo che sia qualcosa che ti cambia profondamente. Una grande ricchezza. Siete stati molto coraggiosi!
RispondiEliminaogni volta che penso ai miei anni di cohousing mi sento irrimediabilmente persa in un groviglio di emozioni! ;)
Eliminaè stata un'esperienza fortissima, indelebile. una delle più forti.
Davvero affascinante...e coraggiosa come esperienza. Ho coabitato ai tempi dell'università, e sono convinta che quella sia stata un'esperienza molto formativa anche se credo sia ben diversa dalla vostra, molto più articolata e "importante"!
RispondiEliminaper degli anni ho convissuto anch'io con amiche e amici, c'era chi studiava, chi invece lavorava.
Eliminaè un periodo che ricordo sempre volentieri, tra i più felici e intensi.
eravamo in quel limbo tra la spensieratezza della gioventù e il diventare grandi, con il mondo in mano e la vita davanti!
questa seconda esperienza, vuoi per l'età vuoi per il progetto che ci stava dietro è stata assai più complessa, è vero.
Bello e interessantissimo leggere di questa esperienza: aspetto la seconda parte dove immagino ne verrà fuori la complessità e quello che ti ha spinto a cambiare. Volevo anche dirti che mi piace molto la sincerità con la quale scrivi di te...
RispondiEliminanon so se basterà una seconda parte per tirare fuori tutto. Sperò avrai la pazienza di leggerti tutte 'ste mie "memorie" ;)
EliminaPer quanto riguarda la sincerità, non posso che ringraziarti.
quando ho aperto questo spazio non sapevo ancora bene cosa ci avrei messo dentro, quanto di me avrei narrato.
certe cose stanno uscendo, vengono fuori, alcune anche molto private se vuoi.
altro resta celato e custodito dentro di me.
ma quel che metto qui è sempre vero, sincero ed onesto.
l'unico aspetto che tendo un po' a mitigare è la mia vena polemica, che credimi a volte sa essere terribilmente pallosa ed antipatica!
la riservo a chi ha l'onore e l'onere di conoscermi nella vita di tutti i dì!
a presto!
E' incredibile pensare a un'esperienza del genere, soprattutto per me che non credo di essere affatto tagliata per il cohousing ^^'
RispondiEliminaMa proprio per questo mi affascina leggere nelle tue parole qualcosa che non sperimenterò mai nella realtà.
Anche se... a dire il vero forse aver convissuto con genitori, nonni e badante forse è una specie di cohousing alternativo ;)
con il "senno di poi" mi rendo conto di aver vissuto anch'io, dove sono nata, in una sorta di cohousing...io, i miei, i nonni, la sorella di mio papà, la sorella di mio nonno...un mucchio di gente.
Eliminala grande differenza, quel che rende il cohousing un'esperienza davvero valida, è che i coabitanti te li scegli, i familiari no...il grande valore aggiunto del vicinato elettivo, del quale spero di poter godere di nuovo, prima o poi.
WOW!!! FANTASTICOOOOOO!!!! mi piacerebbe da morire. poi bisogna capire se ci sono portata... ma l'idea mi attirerebbe un sacco!
RispondiEliminaio credo di esserci senz'altro portata, ma il successo dell'esperienza è dato da un'infinità di fattori, ed è difficile e complesso trovare la "ricetta" giusta: il posto giusto, la gente giusta, un progetto di vita e degli obiettivi comuni ma allo stesso tempo non invadenti e lesivi del cammino personale di ognuno...
Eliminaspesso con degli amici molto stretti, parliamo di questa possibilità. ma ad oggi non si è ancora fatto nulla. ma non dispero. riconosco la complessità e i limiti ma, in questo momento della mia (nostra) vita la possibilità di una condivisione mi tenta molto.
RispondiEliminavedremo.
grazie delle tue parole
non disperare, assolutamente. ci vuole tempo e costanza e buona volontà per mettere in piedi qualcosa di valido e duraturo, e moltissime sono le variabili e le questioni da valutare e di cui discutere. prendetevi tutto il vostro tempo.
Eliminase poi siete un gruppo di buoni, vecchi e fidati amici troverete senz'altro una strada per raggiungere l'obbiettivo, e tanto più sarà comune l'obbiettivo tanto più stimolante sarà la strada per arrivarci.
auguroni!
Accidenti: avevo questo sogno anch'io. E soprattutto mia sorella, che era un medico steineriano. Ma poi nella mia vita sono successe tante cose che, sinora, non lo hanno reso realizzabile. Ma chissà ... Grazie di esserci, Shaula.
RispondiEliminaDavvero bello il tuo blog.
RispondiEliminaè un progetto importante, che richiede tempo per essere messo in piedi. ma non è mai troppo tardi.
Eliminac'è una parte di me che ancora spera di riprovarci un giorno.
e grazie a te!