lunedì 2 dicembre 2013

trenta dì: novembre

trenta dì conta novembre,
con april giugno e settembre,
di ventotto ce n'è uno,
tutti gli altri ne han trentuno.

Istantanee di attimi, luci, colori e sapori che scandiscono il tempo dei mesi che si rincorrono l'un l'altro.


Viola Novembre.
Sarebbe un gran bel nome.
Da giovane eroina di inizio novecento.
La regalo al primo che abbia nelle orecchie l'arte di romanzare.
Una gande città, il grigio luccicante e sferragliante del progresso che irrompe sulle strade umide di pioggia.
Il bianco lattiginoso della nebbia delle 5, lei che esce dal lavoro, opaco e monotono scartabellare d'ufficio, nel suo lungo e scuro cappotto di panno pesante, scivola fra la gente, il passo leggero , la mente altrove.
Lei sa che sarà ancora più buio di così, tra poco.
Che le tenebre si faranno più ampie e dense, lo sconforto e la tristezza busseranno a tutte le porte, e gli occhi di tutti vorranno solo chiudersi, bisognerà tirare le tende pesanti e chiudere il mondo e il suo gelo fuori dalla porta.
Ma lei sa che poi finirà.
Che la luce sarà più bella, dopo.
Che abbaglierà gli occhi e riempirà le strade. 
Dove gli altri vedono incertezze e paure, lei scorge promesse e premesse.

Viola Novembre.
I prati svestiti.
Campi e tavole in fiore.
Fiori in pentola, fiori nei piatti, fiori nei panini.
Colorati, vivaci, allegri.
Freschi, croccanti, caldi, fumanti.














Viola Novembre.
Da passare in cucina.
Ricette calde e nutrienti.
Buone da mangiare, belle da giocare.








Nuovi esperimenti da imbottigliare: tocca al sidro.




La luce e calda dell'estate novembrina che bussa alle finestre, quelle miti giornate, in cui far scorta di sole.





La voglia di imparare, che corre spedita.
Numeri e primi conti.
Domande e curiosità.
Indovinelli e poesie inventati e filastrocche imparate a memoria da un momento all'altro.
Lettere e parole.
I primi tentativi di lettura.
Lei che detta a me, sillabando lettera per lettera.
Lei che scrive il suo nome e quello del sole.



Viola Novembre.
La domenica mattina, il parco deserto.
Un tappeto di foglie su cui rotolare.
Un cappuccio per tener calda la testa.
Andare con calma, una volta tanto.
E assaporare senza affanno il tempo e i suoi vuoti.
Che sono sempre a rendere, mai da buttare.








6 commenti:

  1. Senti ma quei due lì sono uno spettacolo....

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  2. Bellissimo racconto di novembre, mi piace tanto la foto della credenza di legno con la luce che la scalda e quelle dei tuoi bimbi (meravigliosi) con le foglie.

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  3. Il viola è il mio colore preferito! E i bimbi che preparano gli gnocchi sono fantastici...

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  4. Uffi il post è finito... Avrei continuato a leggerti e guardare le tue foto tutta la mattina.

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  5. Grazie!
    Grazie a tutte, davvero.
    Per il viola, per i bimbi belli, per gli gnocchi, per le foglie, il legno caldo, per le mattine che passereste qui, per il bello che riuscite a vedere in questi attimi.

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