giovedì 28 novembre 2013

in Provenza: Fontaine de Vaucluse

Era estate, faceva caldo, eravamo in vacanza.
Tutto l'opposto di adesso.
L'esatto contrario.
Ma come sospettavo quando ho iniziato questa serie di racconti provenzal-vacanzieri, tornare a quelle giornate, ripercorrere gli itinerari, rivedere posti e paesaggi e le nostre facce abbronzate e felici, si sta rivelando un ottimo antidoto contro lo spleen da brume autunnali, un efficace palliativo per affrontare questi molesti malanni di stagione e per tener acceso il cero della speranza...tornerà, prima o poi, l'estate.

E quindi oggi tocca a...Fontaine de Vaucluse, Mesdames et Messieurs!

Uno dei piccoli borghi in cui siam capitati senza averlo programmato.
Una delle piccole e splendenti chicche che quel viaggio ci ha regalato.






A Fontaine de Vaucluse sgorga. limpida e cristallina, la Sorgue.
La sorgente si trova a pochi metri dalla piazza del villaggio, ci si arriva con una breve passeggiata a piedi.
Si cammina in leggera salita, da un lato bancarelle di vestiti-dolciumi-chincagliera-ammenicoli vari di dubbio gusto ma dal sapore molto folkloristico, dall'altro la Sorgue che scorre "chiara, fresca e dolce" e qualche bar con terrazza sul fiume.

Tra i tanti venditori-della-qualsiasi che approfittano dell'afflusso, effettivamente non modesto, di turisti un poeta dei tempi moderni se ne stava lì, seduto su una pietra e cuffie nelle orecchie, a ricordare a tutti, con i suoi versi appesi alla roccia, la vera natura di quell'angolo di Provenza, intriso di poesia e fascino.




Perché quelle che scorrono lì sono le "chiare, fresche e dolci acque" cantate dal Petrarca, nientepopòdimenoche...
Chè se già è un piccolo scrigno di bellezza ed armonia nonostante la "corruzione" turistica, questo posto ai suoi tempi dev'essere stato qualcosa di sublime.





Nelle foto qui sopra: mamma e bambina angelicate sotto fronde ombrose e pediluvi poetici a ritmo di sonetto.


Letteratura l'abbiamo ripassata.
Ora passiamo scienze della terra e tecnologia.
La Sorgue, dicevamo, sgorga dalle profondità della terra in un punto in cui convogliano le acque piovane e quelle di scioglimento dei dintorni e dove trovano la forza per affiorare.
Il fascino di questa sorgente profonda incuriosì anche Jacques Cousteau, ma il primo a raggiungere il fondo a ben 315 metri di profondità fu, a quanto dice la guida, un sottomarino telecomandato nel non troppo lontano 1985.


Quel che a me ha affascinato di più non è tanto la sorgente in sé e per sé, che poi non ho visto nemmeno, perché per vederla bisogna sporgersi su un precipizio tra le rocce ed è quel genere di cose che non fa per me.
Mio marito ci è andato, è tornato ed è sortito con uno dei suoi insoddisfatti e scettici "...vabbèh...".

Quel che mi è rimasto ben dipinto in un angolo della memoria è l'atmosfera di quel posto, calda e fresca assieme, calma e piena di vita allo stesso tempo, la luce tiepida e l'aria profumata.
E poi la vecchia cartiera artigianale nel mulino, a due passi dalla piazza, ancora attiva e in funzione.
Siamo entrati, e in quella breve passeggiata tra presse, fiori secchi e carta spessa appesa ad asciugare ho avuto una delle mie epifanie: ecco cosa voglio fare da grande, vivere in questo posto giallo e verde, e lavorare qui, in questo vecchio mulino e passare le giornate a scegliere i petali più belli.
Quelli degni di lettere d'amore, di parole da lasciare al tempo, di sfoghi carichi di livore e di tristi ballate della sera.





1 commento:

  1. Che meraviglia. ..
    Ritemprale membra raffreddate vedere queste foto :)

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