martedì 8 aprile 2014

biscotti e disegni

Non sono una virtuosa dell' autoproduzione. Anzi.
Sarà che non mi piace proprio il termine. Produzione. Mi vien già l'ansia.
Io non produco, per carità.
Io faccio.
Faccio quel che mi piace, quando ne ho voglia, perchè pur essendo una che non lavora fuori casa, il mio tempo è cosa troppo preziosa per essere speso senza piacere.
Che di cose che mi tocca fare senza averne voglia ce n'è già parecchie.
Amo cucinare, senz'altro. Ma se ho l'estro giusto. Altrimenti il take away rimane per me una miracolosa manna dal cielo dell'isolato a fianco.
Ci sono solo alcune cose che facciamo regolarmente, vuoi per effettiva convenienza e preferenza di gusti, vuoi per diletto.
Per esempio lo yogurt: richiede pochissimo lavoro, il risparmio economico è davvero notevole e per noi che amiamo quello acido-acido-acido è perfetto.
Poi c'è la birra del marito. In questo caso tutto si svolge all'insegna del diletto e dello svago, del piacere di sperimentare, un hobby e nulla più, senza velleità di produrre quantità tali da non farci comprare più nemmeno una lattina.
Le lattine le compriamo lo stesso, eccome. Per riuscire ad avere litri di birra sufficienti al nostro fabbisogno, più quello di amici e ospiti e omaggi Paolo dovrebbe mettere mano al fermentatore una volta almeno ogni due settimane, invece che quattro volte l'anno...non ci pare proprio il caso, che abbiamo anche altro da fare.
Poi c'è la pizza della domenica, o la piadina del venerdì o di un qualsiasi altro giorno a caso, ma l'appuntamento salta con grande facilità e con piccolo, anzi nullo, rammarico: una pizza in cartone a volte è la degna conclusione di una domenica di puro relax.
A volte faccio il pane. Senza pasta madre, che qui di madre ci sono io e faccio già fatica a mantenermi viva e fresca da sola, ci manca pure il vasetto in frigo.
Magari un giorno chissà, ma ora no, non ce la posso fare.
Compro i miei bei pacchi di miscele pronte, apro, aggiungo zucchero, sale, acqua e olio, impasto dieci minuti, metto a lievitare e poi inforno...mezz'ora et voilà il pane è pronto.
Ci sono settimane in cui mangiamo solo quello, e settimane in cui si fa un po' e un po', e settimane in cui si compra e basta, senza remore.
Così, senza regole, impegni, scadenze ed incombenze.
Lo stesso vale per i biscotti e le torte per la colazione, che facciamo comunque solo fino a quando le temperature lo permettono: seguo pochi comandamenti e uno dice "non accenderai mail il tuo forno d'estate".
Non mi sbizzarisco particolarmente, mi affido a quel paio di ricette facili, gustose, semplici e dal successo garantito.
I digestive, per esempio. Il biscottone inglese per antonomasia, il grande classico da inzuppare in una tazza di earl grey con un goccio di latte. Buonissimi. Sono i miei biscotti preferiti.
Per la colazione del re ne ho sfornato tre teglie, triplicando le dosi della ricetta.
Un pomeriggio di "impasta e inforna" a tutto spiano. Con dei validi aiutanti al mio fianco.


Ovviamente l'entusiasmo dei piccoli aiutanti è scemato velocemente e progressivamente verso più creative ed autogestite forme di intrattenimento.
Non ho mai grosse remore a lasciarli giocare e imbrattarsi di farina, soprattutto quando questa è la chiave del successo per prendere i soliti due piccioni con una fava: io continuo a fare quello che stavo facendo e loro giocano, assorti e concentrati, senza andare in giro per casa a combinare chissàche.


E poi amo le attività improvvisate, vedere come da un pomeriggio di "pasticceria casalinga" prenda forma un momento privilegiato di gioco e scoperta.
Quel che hanno combinato quel pomeriggio sul tavolo della cucina non è nulla di nuovo, sensazionale o trascendentale, ma il suo valore sta tutto nell'essere nato lì per lì, passo dopo passo, creato da loro e con loro e non proposto dall'alto.


Io volevo fare i biscotti con loro. Loro no. Loro volevano disegnare, manipolare, toccare, mescolare.
E allora via le ciotole e dentro i vassoi.
Fuori gli impasti e entrino pennelli, cucchiai e mestoli.




C'è chi li chiama esercizi di pregrafismo.
Io lo chiamo giocare a scrivere.
Un po' come la differenza tra il produrre e il fare.
Io non produco, faccio.
Loro non si esercitano, giocano.


E poi fanno anche i biscotti, certo.
A modo loro, certo.
Divertendosi. Che è quel che conta davvero.



E ora, la ricetta.

ingredienti

  • 100 gr di farina integrale
  • 100 gr di farina 00
  • 100 gr di burro
  • 50 gr di zucchero (bianco, di canna, integrale, fate voi, io faccio metà bianco metà canna integrale)
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 2 cucchiai di latte
  • sale q.b.
procedimento
  • mescolare in una terrina le farine, lo zucchero, il bicarbonato, il burro fuso.
  • aggiungere pian piano il latte e continuare ad amalgamare il composto fino ad ottenere una palla
  • lasciar riposare l'impasto per trenta minuti
  • stendere l'impasto, intagliare i biscotti con un bicchiere e forandoli qui e là con una forchetta 
  •  infornare 15 minuti in forno caldo a 180 gradi.
yum yum!



22 commenti:

  1. Adoro adoro adoro... il tuo impegno disimpegnato, le manine che sfarinano, il fare in casa senza un contratto scritto, che fa solo pesantezza.

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    1. in realtà le manine in questo caso stavano sbicarbonando, visto che nella ricetta ci andava li ho fatti giocare con il bicarbonato, checosta meno della farina integrale e quando poi ho passato l'aspirapolvere la cucina mi sembrava pulita e sgrassata a puntino!
      e sono d'accordo: piacere sì, pesantezza no!

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    2. Inserita nella mia top post della settimana ^_^

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  2. Strepitose le foto dei tuoi bimbi!
    E anche i biscotti si lasciano mangiare con gli occhi... ;-)
    A proposito, io che sono una fan sfegatata della pasta madre (la mia ha quasi un anno di vita e si chiama Mirella, la madre più bella) , il lavoro che richiede è davvero minimo, fossi in te io un pensierino ce lo farei... ;-))))

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    1. eh ma vedi, già si parla di "lavoro che richiede"...no, no grazie! ;)
      il punto è che non voglio proprio avere il pensiero di dedicarmi a queste cose in mancanza di voglia...e poi sono troppo scostante ed irregolare, non fa proprio per me.

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    2. per esempio, d'inverno, che ne mangiamo meno,la madre dello yogurt va spessimo a quel paese...e quindi capita che per un mese non lo faccio e ne compro qualche vasetto.
      quello che mi viene difficile è proprio stare dietro ai ritmi della sostanza "viva" invece che ai miei, che sono mooolto rilassati!

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  3. yum yummmmm oh yes!
    Io invece questo fine settimana ho provato coi biscotti vegani, tanto cosi per curiosita', e mi son venuti una schifezza (sapevano di olio bruciacchiato), quindi ho deciso che mai piu' usero' l'olio al posto del burro. A te son mai venuti bene? Meglio un bel digestive burroso vero? si si :-)

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    1. io l'olio lo uso nella torta allo yogurt, perchè così dice la ricetta,che comunque vegan non è visto che ci va lo yogurt.
      quindi voto burro!
      una volta ho provato a fare i digestive senza far sciogliere il burro, pensando di renderli più leggeri e quindi l'ho messo a pezzettini a temperatura ambiente. risultato: non erano buoni nemmeno la metà di quelli con il burro fuso! ;-)

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  4. Che brava che sei! E poi mi piace lo spirito e la "leggerezza" con cui fai (o non fai) le cose ...
    Copio la ricetta!

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    1. leggerezza è il mio secondo nome! in senso figurato, perchè la mia bilancia afferma il contrario! ;-)

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  5. Mi hai fatto ridere con la pasta madre, sai anche a me mette un'ansia pazzesca: mi sembra già una gran cosa fare il pane in casa ci manca a tutti costi la pasta madre. C'è gente che se fai il pane in casa con un bel sano lievito in busta, come la sottoscritta cabinista che sono io, ti guarda come a dire "non vale". Io dico: abbasso i fanatismi e i perfezionismi...e le vie di mezzo

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    1. ho vissuto tre anni in una casa (casavecchia, ovvio) in cui il pane fatto in casa con la pasta madre e cotto nel forno a legna era qualcosa di più di un appuntamento settimanale, era una vera e propria mission con tanto di corsi di panificazione e almeno 7 varietà di pane sfornate ogni settimana. sì, per alcuni è qualcosa di più,a volte con tratti para-filosofici o filo-spirituali che vanno al di là dell'aspetto puramente nutrizionale.
      io ammetto di non essere stata conquistata dalla cosa: certo era buono, e il ricordo del profumo di pane caldo che riempiva la casa il mercoledì pomeriggio è qualcosa di sublime, ma credo fosse più merito del forno a legna che della pasta madre.
      e se "leggerezza" è il mio secondo nome, "via di mezzo" è casa mia!

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  6. Ti leggo sempre con molto piacere, sei davvero simpatica!anche io se posso faccio a casa...poi ho trovato delle fantastiche ricette su greenme!te le consiglio. Intanto mi copio la tua ricetta,eliminando il burro che mi fa tanto male al pancino e mettendo l'olio...vediamo se sono buoni ugualmente!per quanto riguarda l'attività dei tuoi piccoli puoi chiamarla gioco,prescrittura o come vuoi tu...il risultato è molto positivo a prescindere!!!:)

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    1. ma infatti, quel che conta è il risultato, anzi il piacere che ricavano da quel momento, dall'esperienza in sè, al di là di finalità ed obiettivi.
      senz'altro più piccoli sono e più importante è l'approccio ludico piuttosto che quello didattico.
      quindi niente "esercizi", che mi fa tanto pretenzioso e pesante, e via libera ai giochi!
      grazie! a presto!

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  7. "Faccio quel che mi piace, quando ne ho voglia, perché pur essendo una che non lavora fuori casa, il mio tempo è cosa troppo preziosa per essere speso senza piacere". GRAZIE!!! Mi riconosco così tanto in queste parole e in tutto il post! Attorno a me è tutto un fiorire di "autoproduzioni" ed io, come te, amo cucinare e impastare soprattutto. Però... quando si può uscire, giocare con la Pulce e leggere un bel libro... posso sempre "autoprodurre" il giorno dopo, no?!! :-)

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  8. ma prego! e grazie a te!
    anch'io sono per il "fai domani quello che non hai voglia di fare oggi" dove possibile, chiaro. ma sopratutto ci tenfgo che i piacerei restino ben distinti dai doveri!

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  9. Ma quanta dolcezza!! I tuoi biscotti, ma soprattutto i tuoi bimbi!!
    Queste sono le cose che cementano la Famiglia!
    Bravi davvero!
    Arrivo dal blog di firmatocarla: sono contenta di averti conosciuta! ^_^

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    1. cementano pure il tavolo della cucina, con tutto quell'impiastricciamento! :-D
      grazie mille, e benvenuta!

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  10. Mi piace questa leggerezza di pensiero. Ogni tanto io parto in quarta con le autoproduzioni, ma sono periodi limitati, sono troppo incostante per portarli avanti a lungo. E poi la mia attenzione ogni volta si rivolge a qualcosa di diverso, ora è il pane con pm, ora sono i biscotti, poi la pizza, le marmellate, etc... Ma va bene così, io sono così e sto imparando ad amare la mia incostanza, la mia voglia di fare che si alterna alla pura e semplice pigrizia.
    Un bacio!

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    1. pigrizia e incostanza sono due dei miei più grandi difetti...ma anch'io sto imparando ad amarmi come so o.
      risultato...tre settimane che non faccio il pane!
      ma faccio altro, e son felice così!

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