venerdì 18 agosto 2017

Scozia: lunga ode alle sue spiagge


Fino ai mie vent'anni circa io il mare non l'ho mai visto.
Mi correggo: prima dei vent'anni non ho mai visto un bel mare.
Ci sono state intere lunghe estati al lago e qualche rara giornata al mare qui vicino, e per rara intendo un paio, ma un paio proprio.
La prima grande distesa d'acqua che i miei occhi hanno visto che non fosse il mare di jesolo e dintorni è stato l'Oceano. 
L'oceano Bretone, in un pomeriggio di un freddo marzo, visto dalle spiagge di Saint Malo.
Poi c'è stato un breve ed indimenticabile weekend a Ischia con l'amica del cuore, e poi le spiagge dell'Istria in una settimana di campeggio anche questa volta in compagnia di un'amica. 
Da lì, da quell'estate dei miei 23 anni, io e il mare ci siamo visti tutti gli anni, o quasi:
il Tirreno della costa maremmana, l'Egeo che abbraccia Santorini, l'Adriatico del Conero e lo Ionio del Salento, intervellati qui e là dal solito piatto e anonimo mare qui vicino.
L'ho scoperto tardi il mare, non sono una nuotatrice provetta (diciamo che galleggio, faccio la stella e do un paio di bracciate, rigorosamente e goffamente a rana, dopo di che stramazzo sulla sabbia), ma da quando ho iniziato a conoscerlo non so più starne senza. Soprattutto d'estate.
Ma ancor più del mare è l'oceano quello che chiama forte il mio nome dopo quel marzo lontano sulle coste di Bretagna.
E lì, davanti alle sue acque immense e ai suoi venti selvaggi, mi scompiglia e mi placa. 
Mi rimette al mio posto nel mondo, e da lì poi io riparto.

Amo la sua vastità e i suoi vuoti. 
L'assordante rombo del vento, che a stento ti fa tenere gli occhi aperti.
Le sfumature infinite dei suoi colori. 
L'idea che prima di toccare altra terra c'è lui, solo lui, per miglia e miglia e miglia.
La profonda solitudine in cui ti riesce ad avvolgere. 

Le spiagge più belle che io abbia mai visto, finora, in vita mia si affacciano sull'Oceano.
Le spiagge più belle su cui io abbia mai mosso i miei passi sono in Scozia.
Non te le aspetteresti spiagge così, in questa terra selvaggia e remota.
Dopo chilometri di desolante brughiera crivellata di loch, ci sono loro. 
Piccole o lunghissime. 
Raccolte o vaste.
Lontane da tutto, o appena fuori dal centro del villaggio.
Sempre raccolte tra scogli e con alle spalle distese di Machair spettinato dal vento: non so tradurvelo "machair", ma sta alle spiagge scozzesi come la macchia mediterranea sta alle spiagge italiane.
La sabbia è fine, finissima, candida.
L'acqua limpida, trasparente, turchese, verdeacqua, smeraldo e blu oltremare, che lì capisci perchè si chiama così.
Sulla sabbia qualche conchiglia, ma soprattutto ciuffi di lana, portati dal vento, o impigliati nelle reti delle staccionate. 
Se le temperature non fossero gelide come lo sono (siamo all'altezza della Norvegia, tanto per dire, solo che completamente esposti quindi fa freddo, tanto freddo, anche nelle giornate di sole luminoso e cielo terso) queste località sarebbero meta di quel turismo vacanziero al quale si sacrificano con resort e villaggi miglia e miglia di bellezza incontaminata.
Per fortuna invece fa freddo, e l'acqua è gelida, i miei piedi lo possono confermare. 
E quindi non c'è mai nessuno, e quando io vado a trovare l'Oceano è lui che voglio vedere. 
Lui e soltanto lui. 


La prima spiaggia  scozzese che abbiamo visto si chiama Sango Sands, appena fuori dal centro abitato di Durness ed è qui che veniva a passare le estati John Lennon.
Sono un paio di baie diverse,in realtà, una più raccolta e una più ampia proprio sotto il villaggio.
L'erba qui è bassa, costellata di cotton grass e cardi.
Quando arrivi alla fine del sentiero quello che ti trovi di fronte ti lascia a bocca aperta, e a stento il vento ti lascia tenere gli occhi aperti.
Ma siamo ancora sulla costa settentrionale, quello non è ancora oceano aperto. E lo senti. Non sai bene come, ma lo sai.






L'altra baia, quella sotto al villaggio, e vicino ad un pub caldo, vivace ed accogliente, è più frequentata.
Nel giorno in cui ci capitiamo le onde sono particolarmente forti ed impetuose, o almeno così a me sembra.
In realtà per i locals questa dev'essere una buona giornata di inizio estate: l'ideale per portare i bambini in spiaggia, con  tanto di ruspe, secchielli e palette.



 Dall'altra parte del villaggio di Durness, andando verso ovest, c'è un'altra spiaggia, immensa. Noi non siamo riusciti a vederla tutta, ma pare che in fondo in fondo si potessero addirittura vedere le pulcinelle di mare.
E' la spiaggia di Balnakeil. Ci passeggiamo il mattino dopo, il tempo è già cambiato di nuovo, è più sereno ma il vento è se possibile ancora più forte, spettina il machair, rende difficile il cammino a noi e addirittura il volo agli uccelli.
Ma lo spettacolo dell'acqua, dei suoi colori e contrasti, con la bassa marea che ritirandosi disegna solchi sinuosi sulla sabbia rende difficile andarsene da qui.
Ma il viaggio prosegue, e quella sera dobbiamo essere da un 'altra parte. Un altro ostello ci aspetta, questa volta nella vecchia scuola di un piccolo villaggio affacciato su una scogliera.
(Una volta scriverò anche un post sugli ostelli scozzesi, perchè sono in assoluto i migliori in cui sia stata finora.)









E così, dopo un itinerario che ci ha fatto attraversare i più bei paesaggi delle highlands, alle sei del pomeriggio arriviamo ad Achmelvich Beach. 
La ragazza dell'ostello ci accoglie e, una volta posate le valigie, ci fornisce il necessario per scendere alla spiaggia che sta proprio lì sotto.
E così, cappelli e cappotti, secchielli e palette, nel tempo di due giorni siamo a tutti gli effetti come una famiglia di scozzesi con i bimbi che giocano in spiaggia, tra sabbia finissima e piccole pozza d'acqua tra gli scogli. 
Un po' più bardati, forse, ma perfettamente a nostro agio.








Ad Achmelvich restiamo pochissimo. E' una tappa di passaggio, una notte appena, giusto per spezzare il viaggio verso Ullapool e il suo piccolissimo porticciolo da cui salperemo verso l'angolo più remoto, e speciale e forte, ed indimenticabile, di questo viaggio.
L'Ebridi Esterne sono il nostro prossimo approdo. 
Solo un'isola purtroppo, ma è già tanto essere riusciti ad arrivati fin qui e prima o poi torneremo, lo so. 
Lewis and Harris è l'isola su cui staremo tre notti, la tappa più lunga di tutto il viaggio.
Lewis and Harris è l'isola che da sola vale tutto il viaggio.
Lewis and Harris è un viaggio nel viaggio.
Lewis and Harris ti cambiano per sempre, una volta che li hai conosciuti.
Di loro non ti dimentichi più. 
Di loro sentirai sempre la nostalgia.
Di loro racconterò ancora molto e a lungo.






Anche qui abbiamo visto spiagge spettacolari, di quelle che ti fan pensare che ai Caraibi, non fosse per la sciarpa sul collo e il cappello sulla testa.
Ne abbiamo viste sia su Lewis che su Harris, e su ognuna abbiamo lasciato le nostre impronte sulla sabbia e il nostro cuore nell'orizzonte.
Non scriverò qui i nomi delle spiagge: in fondo ce n'è talmente tante.
E in verità sono anche un po' gelosa, delle nostre spiagge.
Essere arrivati fino a lì è stato un grande traguardo.
Un viaggio lungo ed articolato, studiato a lungo per settimane, in cui cercare di conciliare il nostro sogno con le distanze, i costi, i tempi.
Un viaggio che si è srotolato sotto i nostri piedi in chilometri di brughiere e strade ad una corsia tra minuscoli villaggi e scogliere remote.
Un viaggio che ci ha fatti arrivare fino a qui, fino a queste spiagge ai confini del mondo, con le sole nostre forze, risorse e speranze di fronte a tanta meraviglia da soli, noi quattro e nessun altro.









Non vi dirò dove sono.
Lascerò che queste foto vi ispirino e che vi facciano venire voglia di spingervi fino a qui, fino a questi angoli di Scozia.
Le spiagge, e la meraviglia, le troverete da voi.

Vi lascio però il link ad un blog che ho scoperto mentre ero in Scozia, e avevamo da poco lasciato Lewis and Harris.
E' il blog di una ragazza, nata e cresciuta in quest'isola ed emigrata poi a New York.
Scrive di viaggi, ma anche tanto delle sue Ebridi.
E quando scrive delle sue Ebridi riesce sempre a commuovermi.
Stories my suitcase could tell è il titolo del suo blog, che vi consiglio di leggere se volete anche voi arrivare fino a qui, e lasciarci un pezzettino di cuore.

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