lunedì 20 ottobre 2014

Venezia

Un sabato di fine settembre sono stata a Venezia. 
Settembre è il mese migliore per passeggiare a Venezia. Settembre e maggio. Soprattutto la sera. Dall'aperitivo in poi. Cominci in maglietta, finisci con un golfino a coprire le spalle e le gote rubiconde, il passo incerto sui gradini dei ponti e un'allegra ridarella sulla bocca. Una volta, perlomeno era così. Ora è da parecchio che non succede proprio così. Diciamo che per contingenze ed incombenze genitoriali mi fermo al golfino sulle spalle.

Resta comunque sempre un sublime piacere passeggiare per calli e ponti. 
Non quelli battuti dalle orde barbariche di turisti molesti, ma quelli che si intrecciano nelle retrovie, in quei sestieri di Venezia più residenziali, quelli dove la gente vive, va a scuola, esce a far la spesa in barchino, stende i panni da palazzo a palazzo sospesi sopra canali e rii.




Quando passeggio per Cannareggio, o ancor di più per il Ghetto, è sempre lo stesso il pensiero che mi solletica. Vivere lì. Lì e in nessun altro posto. E se poi il momento è il mio preferito, l'ultimo istante prima che cali la sera, quell'ultimo alone di luce del giorno, i bambini che tornano a casa sfrecciando sui loro monopattini dopo aver corso su e giù per campi sgombri di pericoli e zeppi di persone, la gente seduta ai tavolini lungo le rive dei canali fuori da osterie e bacari, di fianco ai barchini parcheggiati, l'odore stuzzicante di intingoli di pesce e manicaretti locali che esce dalle cucine, le risate brille e il chiacchericcio alticcio della gente...ecco se passo in quel momento è solo la ragionevole consapevolezza delle nostre esigue risorse finanziare che mi tiene dal telefonare al primo "affittasi" o "vendesi" che vedo sui balconi chiusi di palazzi erosi dal salso.

Più mi allontano da questi angoli vivibili e vissuti e più l'incanto svanisce. E il pensiero diventa "Io qui non ci potrei mai vivere."
Arrivata in Strada Nova da qualche calle sconta, o sul Ponte delle Guglie uscita dal sottoportego del Gheto non ne posso già più. Mi metterei in cima al Ponte e a gran voce urlerei a tutti di darsi una calmata, una regolata, che dove credono di  essere questi qui. Mi metterei a fermarli, a gruppi di quindici. "Voi via, andatevene a casa e tornate tra una settimana, voi tra un mese, voi e voi tra un anno, quelli giù dal ponte tra due anni. Tutti gli altri via portino pazienza, vi faremo sapere quando è libero che qui è tutto pieno per i prossimi cinque anni almeno!".
Perchè davvero è tutto pieno. Troppa gente. Troppo tutto. Il baccano, le comitive, i rifiuti ovunque, i bivacchi, le processioni a passo di fotocamera, i trolley che solcano i ponti, le bancarelle di chincagliera kitsch, le gondole con le lucine, le maschere importate dalla Cina. Tutto troppo, molto più di quanto questo gioiello di pietre, bricole, salsedine e storia possa tollerare. 
Lo cantava bene Guccini.


Io Venezia la amo. Amo tutto quello che Venezia ha significato per me. E tutto quello che avrebbe potuto essere per me, e non è stato. Ci siamo sfiorate, corteggiate, frequentate per un po', come due amanti che non hanno voluto, o saputo, trasformare la passione in routine. Finita prima di cominciare davvero, la nostra storia. Venezia è stato lo scenario delle prime grandi amicizie, quelle che cominci da ragazzina e poi crescono con te, è stato il primo lavoro, il mio goffo, per niente convinto e subito abbandonato tentativo universitario, i sabati a bacari da giovinetta e poi da grande, o almeno è così che mi sentivo in quelle serate che profumavano di ebbrezza e tigli in fiore, di risate e seppioline ai ferri, di frivolezze, prosecchi e seduzioni.

Ogni volta che ci vado, appena scendo dal treno penso che vorrei una volta, una volta sola, provare quello che prova chi se la trova davanti agli occhi per la prima volta. Ogni volta che ci vado con qualcuno che non c'è mai stato cerco di rapire dal suo sguardo, dagli occhi sgranati un po' della meraviglia che li sta attraversando in quel preciso, unico ed irripetibile istante.

Ora per fortuna a Venezia ci vive la mia Amica. Quella speciale. Venti minuti di treno e possiamo essere una a casa dell'altra muovendoci praticamente a piedi. Una gran cosa.
Andare a trovarla è scoprire e conoscere una Venezia che non conoscevo. La Venezia da famiglie, nei suoi ritmi di scuole e asili che alle quattro riversano su campielli e rii frotte di bambini in monopattino, di angoli sconti, di parchi e librerie, di ludoteche e compleanni di bambini, di attività e vita che scorrono e vanno in scena lontano da quella carnevalata che dura tutto l'anno e che mi lascia sempre l'amaro in bocca, e negli occhi.
Quando vado a trovarla faccio la pace con questa città a cui la fatalità ha dato forma di pesce e la stupidità ha trasformato in luna park. 












Queste foto le ho scattate al Parco Groggia, uno di quegli angoli di Venezia abitato, frequentato e vissuto dai Veneziani. Una piccola oasi di attività, proposte, eventi, verde e alberi. Ospita una ludoteca comunale che propone attività e corsi per bambini e famiglie, un teatrino, un angolo di bookcrossing, spazi per feste di compleanno, alberi su cui arrampicarsi, panchine per sedersi a riposare e leggere, prati su cui correre e stendersi.
Un concentrato di vitalità  e calma allo stesso tempo. A misura d'uomo, e di bambino.
Un luogo "normale" in una città speciale. E anche un luogo speciale in una città "anormale".

Qui e qui trovate info sul parco.







12 commenti:

  1. Ho sempre adorato Venezia ma, mio malgrado, non ho mai avuto occasione di viverla diversamente da uno dei milioni di turisti che abitualmente le fanno visita. Eppure stiamo così vicini... eppure era proprio a Venezia che, inizialmente, avevo deciso di frequentare l'università...
    Le tue foto sono così dense di emozione..

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    1. e credimi che vorrei conoscerla ancora meglio e di più anch'io, che ci abito a fianco e ci ho lavorato per un po'.

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  2. non ho nessun commento a ciò che scrivi. Se non che, appena ho iniziato a leggere il tuo post,ho iniziato a canticchiare, tra me e me, Venezia di Guccini. Poi sono arrivata al punto in cui la citi. Io la chiamo telepatia. Grazie Emanuela

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    1. oh, grazie a te.e bè, sì, quella canzone canta venezia meglio di tante parole.

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  3. Le tue foto parlano da sole.... Venezia è qualcosa di meravigliosamente unico

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    1. già, unica ed irripetibile, contraddittoria ed affascinante come solo le cose e i luoghi speciali sanno essere.

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  4. Mi ritrovo pienamente nelle tue parole. Da bambina non sopportavo quesa città in cui venivo trascinata controvoglia in un tour turistico annuale: non sopportavo il caos, la scarpinatain cui non riuscivo a vedere nulla... poi mi ci sono trovata quotidianamente per studio, 6 bellissimi anni di architettura, in cui ho imparato a conoscerne gli angoli nascosti di cui parli tu, percorsa in lungo e in largo per piacere e per studio. Ora ci porto ogni tanto le bambine e ogni volta le porto nei luoghi nascosti cercando di farle appassionare quanto me a questi scorci. Hai ragione che il tramonto è momento più bello. Bello il parco, la prossima volta che passo per Venezia porterò lì le bimbe.

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    1. il bello di venezia sono anche le tante venezie che si porta dentro: quella dei lavoratori, quella vivace, vitale e giovane degli studenti, quella caotica dei turisti, quella lenta dei vecchietti che resistono.

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  5. Le tue foto mi incanto sempre.
    Come vorrei conoscere Venezia in questo modo!!
    Da turisti "mordi e fuggi", secondo me, non se ne respira l'essenza.

    Ti no "nominata" per un piccolo giochino, conferendoti il "premio curiosità". se ti va, come spero, vieni a leggere come partecipare qui:http://mammavvocato.blogspot.it/2014/10/premio-curiosita.html

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    1. credo che succeda in tutte le grandi città. io sento lo stesso quando vado a roma, o quando sono stata a parigi. sono realtà sfaccettate e poliedriche, uniche anche per questo.

      per il giochino ti ringrazio, ma scusami mi sa che passo: non sono mai riuscita a starci dietro a queste cose
      ...grazie per il pensiero, comunque! ;)

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  6. Venice looks like such an interesting city. I've always wanted to see it, hopefully someday. Thank you for sharing your visit.

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