C'era una volta, non tanto tempo fa, una mamma.
Era la mamma di una piccola grande bimba e di un piccolo piccolo bimbo.
La bimba aveva due anni e poco più, il bimbo sei mesi e poco più.
La bimba aveva un piccolo maialino di pezza.
Morbido morbido.
Amava molto quel maialino, arrivato un giorno per caso, un regalo del nonno, di quelli arrivati senza motivi o ricorrenze, i regali più belli.
Era uno tra i tanti pupazzi, troppi sosteneva a volte la mamma, di quella bimba.
Ma a quel maialino rosa pallido la bimba era particolarmente affezionata.
Lo ricopriva di attenzioni, lo abbracciava e coccolava e lo portava spesso con sè nelle sue passeggiate fuori di casa e in quelle nel regno della sua fantasia.
Lo aveva chiamato Mandolino, quando ancora le sue parole davano vita a buffi strafalcioni e divertenti giochi di parole.
Un giorno Mandolino scomparve.
Non lo si trovava più.
Perso, smarrito, scomparso.
Non era in cameretta, non era nel passeggino, non era a casa dei nonni e nemmeno in macchina.
A fatica la mamma cercava di ricostruire gli ultimi giorni di Mandolino: "l'hai portato dai nonni? o forse quando siamo andate a fare le spese l'abbiamo dimenticato nel passeggino? sarà rimasto nel carrello? o forse è caduto mentre salivi i macchina ed è rimasto per terra?..."
Niente.
Nessuna illuminazione, nessun indizio, nessun ricordo che aiutasse a ritrovarlo.
Perso.
Prima o poi doveva succedere, pensava la mamma.
Capita quando si portano in giro i giochi invece di lasciarli a casa, ripeteva con biasimo la mamma.
Passavano i mesi e ogni tanto il pensiero di Mandolino riaffiorava.
Per rendere meno amara la perdita di quel caro amico di pezza la bambina lo immaginava partito, andato per il mondo in cerca di avventure e fortuna.
Le piaceva pensarlo in viaggio verso Brema, come quella buffa e bizzarramente assortita compagnia di animali della storia che tanto amava ascoltare.
Aveva anche composto un pezzo, ispirata dalla fiaba.
Con la sua chitarrina andava in giro per caso cantando a piena voce "vado a breeemaaaa, bum, vado a breeemaaa, bum, eccola breeeemaaa" e via così, di stanza in stanza.
Un giorno, mentre la bimba era dai nonni e il bimbo era occupato in uno dei tanti micropisolini della giornata, la mamma entrò nella stanza "quantaroba".
Era la terza camera di quella Casanuova. Una stanza jolly che doveva adempiere a più funzioni, lavanderia, guardaroba, stanza del cucito, ma che, a pochi mesi dal trasloco, continuava ad essere perlopiù una stanza adibita a contenere scatoloni, pieni, vuoti e mezzi pieni e mezzi vuoti, mensole da montare, mobili montati a tre quarti, borse e sacchi dal contenuto ignoto, imballaggi, valigie e non si sa che altro.
Tutto ovviamente accatastato in equilibrio precario.
La stanza del caos, una sorta di buco nero in cui le cose venivano inghiottite e da lì non avrebbero rivisto la luce per chissà quanto tempo, un magazzino informe e polveroso.
La stanza "quantaroba", insomma.
Alla mamma quella stanza non piaceva, ovviamente.
Le metteva addosso una quantità di nervosismo e insofferenza difficili da smaltire.
Per quanto cercasse di fare un po' di luce l' dentro, di mettere un po' d'ordine, qualche etto di caos era pronto ad entrare lì da un giorno all'altro e vanificare tutti i suoi sforzi.
Così quel giorno era lì, per l'ennesimo tentativo.
Sposta questo, butta quello, piega quell'altro, questo non va qui, questo ancora qua sta...quando all'improvviso da una cassetta della frutta ecco spuntare tra borse e tracolle due piccolo zampe.
Di pezza. Rosa pallido.
Mandolino.
Mandolino era lì. Era sempre stato lì.
Ed ecco che la mamma ricordò.
Un pomeriggio, uno di quei pomeriggi carichi di insofferenza, fatica e sonno arretrato, in cui stava cercando per l'ennesima volta di tirar fuori qualcosa da quella montagna di scatoloni e decidere dove collocarne il contenuto, la sua bimba, occhi grandi occhi scuri, era entrata nella stanza "quantaroba", garrula e baldanzosa spingendo Mandolino nel passeggino delle bambole.
Alla mamma non piaceva che lei entrasse lì: c'era disordine ed era un disordine a tratti pericolante, quindi pericoloso.
E se c'era qualcosa che faceva crescere a dismisura il nervosismo e l'apprensione e calare vertiginosamente la pazienza di quella mamma, bèh...quel qualcosa era proprio il disordine associato al pericolo.
Probabilmente la bimba era già entrata più volte quel giorno e la mamma ad un certo punto, come nella peggiore delle tradizioni, dopo una serie di "no-basta-esci-fuori-non portare altra roba-esci-vai di là", doveva aver perso la pazienza.
Come nella peggiore delle tradizioni perdere la pazienza quel giorno si tradusse in "...oh insomma basta va bene adesso usciamo di qui e questi restano qui!"
Il passeggino delle bambole non venne inghiottito dal caos imperante del regno di "quantaroba"...era abbastanza voluminoso da non passare inosservato.
Ma Mandolino, il povero, piccolo, tenero Mandolino finì in quella scatola di cartone e lì rimase, per un paio di mesi.
Quando la mamma lo ritrovò non stava in sè dalla gioia, doveva dirlo a qualcuno, condividere quella sensazione di esultante sollievo.
E il senso di colpa...che orrida sensazione.
Non era stata la sua bimba a perderlo il caro Mandolino.
Era stato il suo nervosismo, la sua poca pazienza, il suo coperchio che era saltato a far sparire Mandolino dalla circolazione.
Ma non voleva star lì a castigarsi di rimproveri: era stato un periodo brutto, per niente semplice quello che stava finalmente finendo.
E ora aveva bisogno di luce, colore e calore.
E un po di magia che la aiutasse a rimediare e a perdonare anche se stessa e i suoi punti deboli, i suoi scivoloni e le sue cadute.
Prese il telefono e scrisse al papà.
" scusami ma non ce la facci a tenermi 'sta cosa fino a stasera...ho trovato Mandolino!!!!! "
" bisogna preparare un rientro in grande stile, ne parliamo stasera" fu la risposta del papà.
La sera il papà tornò e ne parlarono.
Si avvicinava il Natale.
La mamma, il papà e i due bimbi andarono via qualche giorno , una piccola vacanzina a spasso tra mercatini di Natale e lucine e alberi e addobbi.
In quei giorni comprarono, di nascosto dai bimbi, un piccolo flauto di legno, colorato.
Era la vigilia di Natale.
La mamma, il papà e i due bimbi per la prima volta avrebbero trascorso una vigilia diversa.
A casa loro e non di qualche nonna, senza parenti, nessun cenone, solo una pizza fatta in casa, e poi a nanna presto.
Il giorno dopo sarebbero arrivati nonni e zii e assieme avrebbero trascorso la giornata di festa tra leccornie, sfizi, giochi per la prima volta in quella Casanuova, ancora vuota, ma vestita a festa.
"Ormai è tempo ed ora di dare inizio a nuove tradizioni, di creare le nostre, quelle della nostra famiglia."
Questo si erano detti, la mamma e il papà quando era arrivato il fatidico momento di decidere "cosa si fa per Natale?".
E così quella vigilia il papà rientrò dall'ufficio alle sei, come tutte le sere e mangiarono la pizza, calda, appena sfornata, ma non buona come quella che sanno fare ora, dopo un anno di tentativi, ricette aggiustate e teglie infornate.
Dopo la pizza rimasero in salotto prima di iniziare i preparativi per la nanna.
Qualche libretto e qualche coccola sul divano.
All'improvviso suonò il campanello.
"Chi può mai essere a quest'ora?"
La bimba corse al citofono, come era sua abitudine, con il suo pimpante e strascicato "chiiii èèèèè?", prima di passarlo a mamma e papà, per le valutazioni del caso, della serie aprire o non aprire.
Ma nessuno rispose dall'altra parte del citofono.
"Eppure io ho sentito il campanello, tu l'hai sentito, no?"
"Prova ad aprire la porta, magari han suonato da qui"
Aprirono la porta.
Sullo zerbino stava, piccolo, tenero e un po' afflosciato, Mandolino.
Al collo aveva un flauto, di legno, colorato.
"Mandolino!"
"vieni Mandolino, entra!"
Mandolino era tornato.
Era stato via molto tempo.
Era stato a Brema, per fare della musica.
Era tornato a piedi, un lungo viaggio.
Ma voleva essere a casa per Natale.
Era arrivato in tempo.
Stanco, infreddolito, affamato e con un sacco di storie da raccontare.
La bimba gli chiese se voleva dello yogurt.
Questo è solo un piccolo ricordo.
Una storiella da nulla.
Ma è tutta nostra.
Ed è tutta vera.
E per me, per la mia piccola famiglia, è molto preziosa.
Ve la regalo con l'augurio che anche il vostro Mandolino bussi presto alla vostra porta.
Chiunque o qualsiasi cosa sia il vostro Mandolino.
La mia Mandolina è arrivata quasi 20 mesi fa. E allora è stato proprio come se fosse Natale.
RispondiEliminaUn abbraccio grandissimo...
PS: anche la nostra Vigilia sarà simile alla vostra... semplice e tutta per noi.
Io che faccio quella è-natale-tutto-va-bene mi sono commossa...grazie di cuore per averla condivisa...
RispondiEliminaSono qui col sorriso stampato....
RispondiEliminaChe bello (ed è la seconda volta oggi per merito tuo .. ho aperto il primo pacchettino.il secondo -bellissimo- a natale con Pisti... sarò io quella più emozionata...)
Questa storia e' bellissima e mi fa pensare ad un leoncino, scomparso tempo fa e che spero un giorno di poter riabbracciare! Buon Natale di cuore!
RispondiEliminaMa che storia carina :) e come siete stati bravi a organizzare il ritorno di Mandolino in grande stile!
RispondiEliminaBuone feste a tutta la ciurma (e speriamo che anche il nostro Mandolino torni che è un po' che l'aspettiamo...)
Che storia dolce, Shaula, grazie di avercela raccontata! Buone Feste a tutti voi!
RispondiEliminaCarissima, mi sono tanto riconosciuta. Noi trascorriamo la cena della vigilia da soli (si fa per dire: siamo pur sempre in cinque!) da diversi anni ormai: è la nostra cena, quella in cui io sono la mamma che prepara la cena di Natale per la mia famiglia. La cena che le mie bimbe ricorderanno come un momento natalizio speciale tutto nostro. E' bello essere tutti insieme a Natale, i nonni, i genitori-figli, i bimbi, ma è stupendo anche celebrare le singole famiglie. Per dire: siamo noi!
RispondiEliminaTanti tanti auguri di cuore.
Grazie a tutte voi, per essere passate di qui, anche in questi giorni di festa.
RispondiEliminaPer esservi prese una piccola pausa dal turbinio del cucina-mangia-scarta-bacia-saluti e auguri tra queste piccole righe.
Per avermi regalato qui le vostre parole, un pezzo delle vostre feste, tradizioni, sogni realizzati e da realizzare, desideri e speranze, piccole gioie e attimi sereni.
Spero che finora tutto sia trascorso liscio e sereno, in buona compagnia e in allegria...e che si prosegua così, per le feste e anche oltre!
Buone Feste...e buon Mandolino a tutte!
ma che bella storia! grazie di averla condivisa con il cocco!
RispondiEliminagrazie a te! e al cocco!
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