lunedì 18 febbraio 2019

viaggiare a colori: la Hundertwasserhaus a Vienna.


Di quella mattina ricordo il freddo, davvero pungente, e l'aria gelida, davvero tagliente. 
Ricordo anche che eravamo a Vienna dal giorno prima, ma quella era la prima mattina che uscivamo tutti e quattro assieme: la febbre che a tutti i costi era voluta partire con noi (aveva scelto mio marito come compagno di viaggio) sembrava finalmente passata.
Ricordo poi che quell'aria gelida e tagliente nel pomeriggio aveva portato con sè anche del nevischio, più simile a ghiaccio che a neve, e che rientrati nel nostro appartamento abbiamo scoperto che Signora Febbre aveva già cambiato idea, tornando a farci visita e scegliendo questa volta mia figlia come compagna di stanza. 


Di quella mattina ricordo la passeggiata che dalla fermata del tram ci ha portati fino alla meta di quel giorno a zonzo per la capitale austriaca.
Una Vienna fredda e sferzata dal vento, avvolta nella sua veste elegante ma sobria, austera e sfuggente, ci scorreva davanti agli occhi e sotto i piedi.
E poi ricordo che finalmente ce la siamo trovata davanti.
Colorata, grande, spiccava in mezzo alle facciate classiche e formali degli altri palazzi.
Arrivata lì mi sono subito ricordata del perchè avevo inserito quest'angolo di Vienna nelle cose da vedere in quel breve viaggio di quattro giorni.

Hundertwasserhaus: questo il suo, quasi impronunciabile, nome che volevo vedere per i suoi colori, le sue forme, la sua storia.
Tutti parecchio insoliti rispetto al rigore e alla sobria eleganza di questa città dall'aspetto e dall'atmosfera ancora così imperiale.
E per una come me, che non resiste al richiamo di piccoli villaggi che sembrano usciti dalle fiabe o da qualche racconto fantastico e che ha un debole per casette colorate e muri variopinti questo edificio non poteva che diventare un "vale il viaggio".

Se anche voi avete la stessa passione per angoli di mondo pieni di colore e calore, e che abbiano una bella storia da raccontare, di quelle non straordinarie, ma quotidiane, semplici, ordinarie,  questo edificio nel cuore di Landstrasse è assolutamente da non perdere.
Ve ne racconto qualcosa qui, con poche parole e molte immagini, come piace a me.





L'Hundertwasserhaus è opera di un architetto, ma anche pittore, scultore e ambientalista, del novecento, nome vero Friedrich Stowasser, nome d'arte Friedrich Hundertwasser. 
Ora a leggere la sua storia e le sue idee non è che mi senta di stare qui ad incensarlo (idee antieuropeiste e monarchiche sembra abbiano far parte del suo credo politico, quindi non esattamente in linea con le mie di idee politiche, ma senz'altro lo spirito che sta dietro e dentro a certe sue opere meritano la mia attenzione.


Quest'edificio, per esempio, costruito nel cuore degli anni ottanta e nel centro di Vienna è un 'opera residenziale di importantissimo valore sociale ed ambientale, temi a me sempre molo cari.
Lo stabile conta cinquanta appartamenti di edilizia popolare, tuttora di proprietà del comune di Vienna che li affitta ad un prezzo agevolato a famiglie e persone che rispondano a determinati requisiti.

Hundertwasser li aveva progettati secondo quelli che erano i suoi principi costruttivi che anticipavano concetti di biorchittetura e che facevano del recupero e del riciclo uno dei pilastri del suo stile.
Grandi ed ampie terrazze, giardini pensili, accesso ad aree e zone verdi da ogni appartamento.
Linee curve, totale assenza di spigoli vivi all'interno delle abitazioni, colori accesi alle pareti e ceramiche di recupero per decorare gli ambienti esterni ed interni.
Rendere bello, armonioso, creativo l'ambiente di vita quotidiano anche per chi dispone di poche possibilità economiche.
Una visione e un approccio che purtroppo invece mancano troppo spesso in chi si occupa di edilizia popolare.


Ora quest'edificio è diventato uno dei simboli di questa città, e meta di visitatori e turisti, soprattutto di quanti come me cercano nelle pieghe quotidiane, ordinarie e defilate l'anima vera delle città in cui si trova.
Ma a passeggiarci in questo piccolo quartiere di ordinario sembra esserci davvero poco.
L'impressione è quella di essere entrati in un mondo fantastico, di essere scivolati nella tana del Bianconiglio, o di essere passati attraverso lo specchio.
Gli alberi spogli e secchi, i giardini addormentati nel culmine del loro riposo invernale, l'aria pungente che faceva volare la manica a vento appesa ad una finestra, le scale da cui sbucano volti simili ad orchi, marciapiedi ondulati e cupole di legno danno a tutto il palazzo un'atmosfera da fiaba dai tratti un po' inquietanti, proprio come quelle dei fratelli Grimm.

Allo stesso tempo i colori vivaci, saturi, sgargianti delle ceramiche e quelli più tenui e sfumati delle pareti, quelle ringhiere arzigogolate e le cupole tonde riescono a trasmettere calore e vitalità.
E se non fosse stato così freddo in quella mattina di gennaio lì davanti a quel palazzo fatto di tante case e abitato da tante vite, avrei quasi pensato di trovarmi a Barcellona, tra le opere di Gaudì, che molto, davvero molto ha in comune con la visione artistica di questo architetto austriaco.

A questo link trovate indirizzo e indicazioni su come raggiungere la Hundertwasswrhaus.
Da qui alla fine del post invece trovate una lunga carrellata di foto.
Buona, colorata, visione.
































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