Ho voglia di tornare a scrivere qui. Come facevo all'inizio.
Mi sono chiesta cosa mi abbia tenuta lontana da quest'angolo negli ultimi mesi.
Mi sono risposta con scuse poco convincenti.
Il poco tempo. Vero niente, ne ho senz'altro più di prima, ma lo uso in maniera diversa.
Tanto non legge nessuno. Vero. Ma in fondo non è che mi abbia mai letta molta gente, no? e soprattutto, diciamoci la verità, scrivevo molto di più quando ignoravo chi mi leggesse.
Devo concentrarmi su altro. Già. peccato solo che sembro dimenticare quanto bene comunque mi facesse concentrarmi su questo. Coltivare quest'orticello di cose piccole e irripetibili.
Scrivere. Scegliere foto. Raccontare.
E allora mi è stato chiaro. C'è stato un momento in cui ho creduto di aver capito una cosa.
E' successo aprendo lo shop.
Ho creduto che da quel momento in poi, se volevo che quella parte di me (quella creativa e artigianale) spiccasse il volo), dovevo concentrarmi solo su quella, mostrare solo quella, raccontare solo quella. Con tutto un corollario di regole ed indicazioni su brand, selfbranding, riconoscibilità, coerenza e menate varie.
Ci sono cascata, lo ammetto. Nella favoletta "datti un tono, trova il tuo cliente ideale, incuneati in una nicchia, non perderti in mille cose e non disperdere il pubblico, non confonderlo, non divagare".
Ho creduto che da quel momento in poi, se volevo che quella parte di me (quella creativa e artigianale) spiccasse il volo), dovevo concentrarmi solo su quella, mostrare solo quella, raccontare solo quella. Con tutto un corollario di regole ed indicazioni su brand, selfbranding, riconoscibilità, coerenza e menate varie.
Ci sono cascata, lo ammetto. Nella favoletta "datti un tono, trova il tuo cliente ideale, incuneati in una nicchia, non perderti in mille cose e non disperdere il pubblico, non confonderlo, non divagare".
E lì mi sono arenata, su uno scoglio di panno e grovigli di fili come alghe che ti si avvinghiano attorno alle caviglie.
Lasciando fuori da questo spazio quel che amo di più condividere, è venuta meno la voglia di entrarci, in questo spazio.
Credendo che fosse davvero imprescindibile e presupposto irrinunciabile quello di di scegliersi un tema, una categoria in cui piazzarsi dentro e starci in mezzo, ben piantati come granitici sassi.
Ma no, non fa mica per me. Questo è un blog generalista, come la peggior televisione! Tzè!
Un bel minestrone, con tutto dentro.
Fa un gran bene, il minestrone,sapete?
Fa un gran bene, il minestrone,sapete?
Mi piace quel che faccio. Mi piace inventarlo, pensarlo, crearlo passo dopo passo.
Dare vita a giochi e balocchi.
Cucire pagine, tessere libri.
Cucire pagine, tessere libri.
Non sempre però mi piace raccontarlo. O meglio, non sempre trovo la stessa verve nel farlo.
Non provo di sicuro lo stesso piacere che mi dà l'andare a zonzo, fotocamera in mano.
Fermarmi, posare lo sguardo su scorci, angoli, dettagli, catturare la luce, farne mia un po', quanta ne voglio, quanta me ne occorre per ritrovare poi quell'angolo così come io l'ho voluto vedere in quell'attimo.
Mi manca scrivere qui degli angoli di mondo, pochi per carità...ma quanto belli, in cui a volte ho la fortuna di camminare.
Mi sono ricordata quale fosse la cosa di cui amavo di più scrivere qui. E me ne è tornata una gran voglia.
I miei piccoli giringiro a zonzo. I posti che vedo, le gitarelle fuori porta e i viaggi a lungo sognati, studiati, pensati, organizzati.
Senza la presunzione di etichettare questo posto come un travel blog (abbiamo detto niente etichette, no?), scrivere di angoli di mondo è quel che preferisco.
Raccontare i miei angoli di mondo è quel che ricomincerò a fare, a cominciare da oggi.
A cominciare da qui, anzi da lì, da lassù nel sudtirol, zona di montagna non molto lontana da qui ma che conosco proprio poco.Ho avuto la fortuna di passarci un paio di giornate, lo scorso Capodanno.
Non faceva molto freddo, ancora non aveva nevicato, i prati erano di uno stranissimo colore, che non aveva stagione con cui accordarsi.
Le piste spiccavano, imbiancate d'artificio, solcando i monti, squarciando i boschi.
Ho iniziato l'anno passeggiando su una lago ghiacciato, tenendo per mano le persone che più amo.Stando attenta a non cadere. Scivolando. E cadendo comunque, inevitabilmente, con un sonoro tonfo. Ma ne è valsa la pena eccome.
Questo è il Lago di Braies. Pare essere diventato famoso in quanto location di una nota fiction nazional popolare. Che non ho visto prima e che tanto meno vedrò dopo.
C'era un mucchio di gente. Un po' perchè era capodanno un po' per la fama guadagnata alla tivvù.
Comunque, non fate gli snob, se avete occasione, andateci. E' bello. Tanto tanto tanto.
C'è tutta una passeggiata, facile, che circonda il lago. E la montagna, e i boschi e gli alberi, che si specchiano nella acque del lago quando non è ghiacciato sono uno spettacolo mozzafiato, che per ora ho visto solo in foto, ma che spero di poter fotografare io stessa.
Comunque pure ghiacciato merita.
Il resto di quella manciata di giorni l'ho passata a passeggiare in piccoli paeselli della Val Pusteria.
In alcuni i mercatini di Natale occupavano ancora viali e piazze, ma senza quella ressa frenetica che precede le feste.
In altri paesi, più piccoli e defilati, ho camminato lungo il fiume. Lentamente, fermandomi a raccogliere scorci: balconi, case addobbate con quella tendenza tipica dei paese nordici, che ti fa sembrare che sia sempre Natale, anche se magari Natale non è. Anche in pieno agosto intendo.
I balconi, il legno ovunque, i cuori intarsiati, le fioriere ad ogni angolo. La cura del dettaglio, la coccola per lo sguardo.
Gli angoli curati e quelli sgarrupati, stalle, cavalli, legnaie e fontane ghiacciate lungo la via.
Castelli e fattorie, a pochi passi l'uno dall'altro, appena fuori da una piazza, in pieno centro (se centro
si può chiamare.
Questa è Villabassa, il più defilato e tranquillo dei paesetti che abbiamo visto. C'è una bella passeggiata che costeggia il torrente. E' quello che mi è piaciuto di più. Sarà per il suo mostrarsi così com'è, senza mettersi in ghingheri, inconsapevole o disinteressato al parere degli altri, sicuro del fatto suo.
Brunico.
Brunico è grandicella. Un bel paesotto con i suoi parcheggi, i quartieri residenziali collegati al centro con piste ciclabili lungo fiume, il centro storico. E quell'aura da posto vivibile al top delle classifiche della qualità della vita.
Questa invece Dobbiaco, patria di un formaggio che cotto si trasforma in libidine. da accompagnare a funghi e polenta. Il centro è minuscolo, ma grande abbastanza da contenere un castello, dall'aria indiscutibilmente germanica, a me fa proprio pensare ai Grimm...,e una stranissima, grandissima e abitatissima fattoria i pieno centro, tra alberghi, pasticcerie e negozi di attrezzature sportive. Nel cortile una nutrita colonia di pecore, galline, gatti, capre, galli pascolava mollemente tra gli sguardi curiosi e stupiti di bambini e passanti.
Su tutto, fattoria semiurbana inclusa, aleggiava un alone imperiale ed austero, splendido ma non splendente, sobrio ed elegantissimo allo stesso tempo.
Ecco. Sono tornata. Ora vado, però. Ma torno, torno presto.
Bentornata! i blog minestroni sono quelli che mi piacciono di più e, se hanno belle foto, li adoro proprio!!!
RispondiEliminaIo ti leggo ;-) !
P.s. Sembrano un po' i paesini della "mia " Valle d'Aosta, la mia patri adottiva!
Uh, il lago di Braies! Ci sono stata troppo tempo fa! Come te in inverno, ma c'era la neve... bellissimo luogo,anche se sono di parte visto che sono una inguaribile montanara!
RispondiEliminaChe voglia che mi hai fatto venire con queste foto!
Foto molto molto belle!!! Anch'io sto tornando al blog e noto che non siamo le uniche... secondo me, oltre ai vari impegni singoli di ciascuno e alle molteplici spiegazioni, è anche un effetto per disintossicarsi dai social. Chi per anni ha tenuto i blog, perché amava scrivere e condividere, ha provato anche lì a condividere, in molti casi ci si è proprio trasferito... ma è un mondo troppo chiassoso a volte, stonato, invadente. Nonostante su facebook si mettano sempre mille impostazioni di privacy ci si sente sempre "invasi" alla fine anche da chi poco davvero riflette i nostri pensieri, mentre nel blog si hanno pochi lettori ma che "scelgono" di leggerti e quindi la condivisione è più piacevole. Facebook è una grande città metropolitana dove puoi trovare molte cose ma tantissime scadenti, il blog un tranquillo paesino di montagna dove rilassarsi ;)
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