mercoledì 20 dicembre 2017

libri di Natale. i nostri preferiti (parte seconda)

Ho acceso le lucine dell'albero.
Son qui di fianco a me che si accendono e si spengono.
Ho messo su una delle mie playlist natalizie preferite, quella "happy", tutta briosa e pimpante.
Sta uscendo dalle casse del pc, mentre le dita battono sulla tastiera e i piedi tengono il ritmo ballando sotto al tavolo.
Finito di scrivere questo post andrò a impacchettare gli unici due regali che metterò sotto l'albero (gli altri li porta Babbo Natale, che di solito impacchetta nel cuore, e nel silenzio, della notte).
Due libri, per noi quattro, famiglia al completo.
Uno, come da nostra nuova tradizione di famiglia, è un libro di Natale, che andrà ad allungare la lista dei nostri libri natalizi del cuore.
Che iniziano ad essere parecchi, e alcuni arrivano direttamente degli scaffali della mia infanzia.

Un'infanzia passata a pane e Walt Disney la mia.
A Natale ancor di più: c'era il film da andare a vedere al cinema, e i libri. Questo libri che vedete nella foto.
Tutt'ora tra i miei preferiti, perchè profumano non solo di Natale ma soprattutto di ricordi, ed è un odore dolcissimo.
Sono quattro libri, con due storie dentro ciascuno. Credo che mia mamma li comprasse in edicola.
Riaprirli è come timbrare un biglietto per un viaggio diretto nel paese della nostalgia, e dei sorrisi malinconici.

Tra le loro pagine c'è il paese del Natale in cui volevo, e tutt'ora vorrei, vivere.
La neve, tanta, tantissima.
Il fermento nelle strade.
Quelle case bellissime, le insegne sui negozi, gli addobbi.
Il mio immaginario natalizio è qui che è nato e cresciuto.




Le storie sono diverse, ma hanno tutte gli stessi punti fermi.
Il calore della casa, e quella vita semplice, e sobria, ma felice.
Quell'attesa che comincia appena prima del Natale, e si trasforma subito in festa, breve ma intensa, (senza diventare una brodaglia allungata e insipida come ai tempi nostri i cui già da novembre ci bombardano di conti alla rovescia.)
Paperina che cucina, i nipotini che colorano, tagliano, incollano addobbi e regali fatti a mano.
Infinite taglie di biscotti da infornare.
Quel Paperino sempre un po' sfortunato, ma che in fondo non si abbatte mai.
E quell'avaraccio di Paperone che in fondo alla fine si scioglie sempre come neve al sole.
La cena della vigilia, attorno al tavolo, tutti assieme.

Da bambina sfogliavo questi libri e sognavo di poterci entrare dentro.
Diventata grande, e mamma, ho deciso che se dentro non potevo entrarci, potevo almeno portarne fuori quel che più amavo da queste pagine.
Certo il  mio paesotto non è bello come Paperopoli, e qui è raro che nevichi a larghe falde coprendo tutto di un magico candore.
Ma per queste cose ci sono sempre fantasia e immaginazione che funzionano ancora benissimo.













L'ultimo libro di questo post è un libro che abbiamo da un paio di anni solamente.
Scovato per caso sullo scaffale di una libreria non ho potuto lasciarlo lì: nel giugno dello stesso anno eravamo stati in Scozia e il nostro viaggio era cominciato proprio dal parco di Beatrix Potter.
Mi sembrava la migliore delle letture per augurarci Buon Natale e salutare l'anno appena passato.


E' un libro che poi, una volta letto, ho amato ancor di più.
Lo stile è raffinato, classico, con parole che si perdono un po' nel tempo.
Comincia con una formula che ci porta in un tempo lontano "Al tempo delle spade e delle parrucche...e panciotti in seta di Padova..."
Ci porta nella bottega di un sarto, vecchietto e povero, che dei suoi tessuti preziosi e costosi non spreca nemmeno un pezzetto, nemmeno un minuscolo scampolo, a vote talmente piccoli che sono "...buoni solo per per farne panciotti per i topi".
Si avvicina il Natale e il sarto deve confezionare un abito per il sindaco di Gloucester.
Lavora con cura e pazienza il nostro sarto, e una sera finalmente ha tutti pezzi pronti tagliati sul tavolo, che aspettano solo di essere cuciti assieme.
Non manca niente, solo una matassina di filo rosso per le asole.
Rientrato a casa la sera, In realtà è così povero che ha affittato solo la cucina, e sentendosi poco bene manderà il suo gatto Simpkin a comprare pane, latte  un rocchetto di filo rosso con gli ultimi penny rimasti.

Non continuerò a raccontarvi la storia per non rovinarvi il piacere della lettura.
Vi dirò solo che c'è un sarto ammalato che teme di non riuscire a finire il panciotto per il sindaco.
Un gatto dispettoso come il Lucifero di Cenerentola, dei topini generosi, laboriosi e gentili proprio come quelli di Cenerentola e tutta la magia della notte di Natale, notte in cui leggenda vuole gli animali possano parlare e cantare filastrocche e nenie.
E poi tutta la poesia dell'arte che c'è dietro mani sapienti, stoffe preziose e ricami precisi e punti piccoli "...talmente piccoli-piccolissimi-che sembravano quasi fatti da topolini!".



(le illustrazioni, bellissime, sono di Beatrix Potter. QUesta poi sembra un quadro di Turner)



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